Abbiamo parlato recentemente di come le repentine modifiche introdotte da Google stiano rivoluzionando le strategie di posizionamento organico delle aziende sul web e dei requisiti che, alla luce di queste variazioni, debbano avere i siti internet capaci di ottenere una buona visibilità online. Tra i principali fattori, in primis di natura tecnica, ricordiamo l’autorevolezza acquisita da un dominio grazie alla qualità dei contenuti proposti, la velocità di caricamento delle pagine e l’accessibilità intesa come garanzia di un sito fruibile a persone con diverse disabilità (visive, uditive, problemi motori e intellettivi, etc…).
Questi elementi impattano prima di tutto sui Core Web Vitals, cioè sulle metriche che premiano la user experience di un sito e sono criteri di ranking “agli occhi” di Google, come abbiamo spiegato in questo articolo. Oggi però vogliamo focalizzarci sull’accessibilità che, prima di essere un requisito meramente tecnico e un obbligo normativo, è un fattore di inclusività che, come tale, è disciplinato da direttive stringenti e prevede standard internazionali sanciti dal Consorzio W3C che periodicamente pubblica delle linee guida che stabiliscono i principali criteri di accessibilità di un sito.
Con Barbara Farinelli di Kinetica, partner tecnologico di Noetica per lo sviluppo di progetti digitali e siti internet, abbiamo deciso di approfondire le linee guida recentemente introdotte (le cosiddette WCAG 2.2) e di fare chiarezza sugli aspetti normativi dato che – a partire dal 2025 – scatterà per molte aziende italiane l’obbligo di adeguamento a tali criteri di accessibilità.
La tua agenzia lavora da tempo con la Pubblica Amministrazione, ambito nel quale l’accessibilità è già da tempo un requisito obbligatorio per un sito internet. Ci aiuti a fare chiarezza sugli obblighi a cui andranno presto incontro le aziende?
Già dal 2004 le Pubbliche Amministrazioni hanno iniziato a sentire parlare di accessibilità e, di conseguenza, hanno dovuto adeguare i propri sistemi informativi alle linee guida WCAG. Per le aziende private, invece, la situazione è molto diversa: ad oggi, infatti, solo le realtà con un fatturato medio superiore ai 500 milioni di euro sono soggette ad un obbligo normativo. Ma la situazione sta per cambiare: a partire da giugno 2025 l’obbligo verrà esteso a tutte le imprese, tranne quelle definite “micro” (con meno di 10 dipendenti e fatturato non superiore a 2 milioni/anno) e le PMI (con meno di 250 dipendenti e fatturato non superiore ai 50 milioni di euro/anno o il cui totale di bilancio annuo non superi i 43 milioni di Euro).
E sono previste sanzioni per i trasgressori?
Sì e le verifiche spettano all’Agenzia per l’Italia Digitale. In caso di violazioni delle norme in materia di accessibilità, la sanzione può arrivare fino al 5% del fatturato dell’azienda inadempiente.
In base alla tua esperienza, quali sono gli errori di accessibilità più diffusi nei siti aziendali?
L’errore più diffuso è, sicuramente, la mancanza di testo alternativo associato alle immagini o ad altri elementi grafici. In assenza di questo testo descrittivo – che consente la corretta interpretazione del contenuto grazie all’utilizzo di screen reader – l’utente sente leggere solo la parola “immagine” e non comprende il contesto di riferimento.
Al secondo posto metterei il contrasto colore fra testo e sfondo. Nonostante esistano dei tool gratuiti per la verifica dei contrasti, ancora mi capita di vedere siti che non rispettano tali regole e quindi non sono correttamente fruibili ad una utenza, ad esempio, con problemi di vista come il daltonismo.
Infine, segnalo i form che spesso sono privi di testi esplicativi sulla loro corretta compilazione e non presentano i necessari aiuti per l’interpretazione del dato da parte degli screen reader.
Quali sono le principali novità introdotte dalle linee guida WCAG 2.2 e quali sono le loro implicazioni grafiche e tecniche?
Alcuni criteri precedentemente adottati sono stati eliminati, poiché superati dalla moderna tecnologia assistiva. Le principali novità riguardano invece gli elementi interattivi, che devono essere visibili quando ricevono il focus (è l’elemento della pagina selezionato per svolgere un’azione n.d.r) per facilitare l’accessibilità da parte degli utenti che navigano con la tastiera. Il focus non deve mai essere oscurato, ma rispettare dei requisiti minimi.
Un’altra novità importante riguarda le dimensioni minime degli obiettivi (sono oggetti interattivi della pagina con i quali bisogna interagire per attivare una funzione n.d.r), che devono facilitare l’interazione degli utenti con disabilità. Devono essere migliorate anche le funzioni di trascinamento.
Infine, andando incontro anche ai principi della privacy by design, è necessario evitare l’inserimento ridondante dei dati, che devono contenere aiuti costanti e coerenti alla compilazione. Quando possibile è inoltre necessario usare metodi di autenticazione accessibili per ridurre la dipendenza da test che prevedono funzioni cognitive.
La corretta applicazione di queste linee guida impatta positivamente sul ranking del sito?
Google non si è espresso in maniera certa su questo punto, ma secondo me sì. L’accessibilità, infatti, è diventata un parametro che viene monitorato quando si eseguono i test per valutare i Core Web Vitals di un sito. Viceversa, i requisiti di accessibilità tengono conto dei parametri monitorati da Google per attribuire un punteggio positivo ai test effettuati.
Inoltre consideriamo che anche l’esperienza di navigazione dell’utente ha ricadute sulla SEO: un buon tempo di permanenza e un basso tasso di abbandono sono un fattore virtuoso e questi parametri sono migliori se il sito è usabile perché gli utenti con disabilità non trovano ostacoli e quindi approfondiscono la visita.
Qual è il suggerimento che vuoi dare alle aziende che hanno la necessità di adeguarsi alle nuove direttive in vista dell’imminente obbligo?
Le aziende, a mio parere, dovrebbero considerare queste regole non come un mero e necessario adempimento, ma come un processo di inclusività a vantaggio di un gran numero di utenti: si parla infatti di un buon 17% dell’utenza (dato aggiornato al 2023) e questa percentuale è in continua crescita poiché include anche la popolazione anziana, che è sempre più informatizzata e attiva sul web. Inoltre, l’applicazione di queste linee guida innesca dei processi virtuosi che influiscono positivamente sia sull’usabilità dei siti che sul miglioramento dei tassi di conversione e di dati quali la profondità delle visite.
Alla luce di questa intervista emerge evidente l’importanza dell’accessibilità, non soltanto per evitare sanzioni e adeguarsi tempestivamente agli obblighi di legge. È quindi importante che le aziende, in fase di realizzazione di un nuovo sito o di restyling funzionale di un portale già esistente, considerino l’accessibilità tra i requisiti indispensabili già dalla fase di progettazione di un sito, non sottovalutando il suo fondamentale contributo alla buona riuscita di un progetto.
Per approfondire questa tematica e le sue inevitabili conseguente tecniche e grafiche su un progetto digitale, contatta Noetica.