Quello che vedete è un esemplare di calendario editoriale. Anzi, per essere precisi, ne è solo una piccola porzione, che comprende 6 delle 12 colonne da cui è formato, e su cui non è stata versata ancora neanche una goccia di sudore. A farlo infatti sarete voi, perché alla fine di questo articolo troverete un modello di calendario editoriale 2023 da scaricare e su cui mettervi all’opera.
“Perché mai dovremmo impiegare il nostro tempo a compilare 12 colonne di piano editoriale?”, direte voi. Bella domanda: me la faccio tutte le volte che mi trovo a compilare uno dei calendari dei progetti editoriali gestiti da Noetica. E puntualmente mi rispondo che sì: per stare dietro alle pubblicazioni di un blog o di un magazine senza saltarne neanche una, per stare sempre sul pezzo e non farsi sfuggire l’occasione di pubblicare un articolo che funzioni, queste 12 colonne sono tutte assolutamente utili.
Ma vi dirò di più, sono utili ma non sufficienti: al nostro ritaglio di calendario editoriale, infatti, manca ancora un elemento indispensabile: un foglio dedicato alla promozione dei contenuti sui nostri canali social, e quindi, alla comunicazione crossmediale.
In una parola: per portare avanti un progetto editoriale ci vogliono metodo e costanza, per questo è necessario avere un documento di riferimento che ci aiuti nella gestione del lavoro e che elimini il rischio di saltare delle pubblicazioni o di mettere online contenuti inutili o di scarsa qualità.
E allora, vogliamo vedere insieme come si stila, questo calendario editoriale?
Come preparare un calendario editoriale che ci aiuti a stare sempre sul pezzo
1. Eventi e ricorrenze
Insieme agli obiettivi comunicativi del blog, allo studio dei trend, del target, e all’andamento dei contenuti già presenti, uno dei fattori da tenere presente quando stiliamo il nostro calendario editoriale sono gli eventi e le ricorrenze. Festività, giornate internazionali, eventi di interesse per gli argomenti che trattiamo non devono essere trascurati da un progetto editoriale che voglia offrire ai suoi lettori contenuti sempre utili e aggiornati.
Questo, ovviamente, non vuol dire che siamo obbligati a scrivere un articolo per la festa del papà, la festa dei nonni, la giornata internazionale dello strutto e della parmigiana, né che dobbiamo sentirci vincolati da queste date per la pubblicazione dei nostri articoli. Consideriamo piuttosto questa colonna come l’agenda del nostro blog, in cui andremo a fissare gli appuntamenti più importanti, per noi e per i nostri lettori.
Il rischio, altrimenti, è quello di lasciarci assorbire da altri fattori importanti che influenzano la pianificazione editoriale, dimenticando che le date fissate per l’uscita di un articolo hanno un significato, un valore per il mondo che sta fuori attorno al nostro blog, e attorno al quale il nostro blog deve ruotare.
Oppure, potete utilizzare uno dei calendari per pianificare le strategie social che trovate online, come questo.
2. Data di pubblicazione e data di consegna
Non si tratta di pignoleria, e se avete a che fare con un progetto editoriale almeno da un paio di mesi, lo sapete bene: distinguere tra data di pubblicazione e data di consegna è un’esigenza, soprattutto se per la stesura dei contenuti vi avvalete di collaboratori. Non è detto infatti che un testo soddisfi le esigenze contenutistiche e stilistiche del blog già alla prima stesura, e questo vale anche se a produrre i testi è chi gestisce il blog.
Per essere costanti e produrre contenuti di buona qualità, quindi, è essenziale calcolare il tempo necessario alla revisione, incluso quello che occorre al nostro ipotetico collaboratore per effettuare le modifiche che gli abbiamo chiesto di fare.
Se poi il blog o il magazine che gestiamo non è nostro, ma ci è stato affidato da un cliente che vuole verificare la qualità dei contenuti prima che vadano online, l’intervallo di tempo tra la data di consegna e quella di pubblicazione dev’essere ancora maggiore. Per esperienza personale, posso dire che in questi casi, se vogliamo evitare che qualsiasi tipo di imprevisto impedisca la pubblicazione di un contenuto per una data prefissata, 10-15 giorni sono davvero il minimo sindacale per rivedere, modificare, far approvare e caricare un contenuto sul pannello di amministrazione di un blog.
3. Autore e Firma
Questo campo non ha bisogno di spiegazioni, ma anche sì. Perché è scontato che nel campo “autore” inseriremo il nome di chi deve scrivere l’articolo, ma non è scontato che a firmarlo sia proprio chi lo scrive. “No cioè, quindi c’è gente che scrive un articolo, che viene firmato da qualcun altro?”.
Eh già, i ghostwriter esistono anche sul web, nei blog aziendali è un fenomeno abbastanza diffuso, e se ci pensate è giusto che sia così. Un architetto che conosce bene il suo lavoro potrebbe non conoscere altrettanto bene le regole per comunicare con il suo target di riferimento o, semplicemente, potrebbe non essere nato con la penna (o meglio, con la tastiera) in mano. D’altro canto, c’è gente che ha studiato, studia e studierà per spiegare un concetto nel modo più chiaro possibile e fare breccia nel cuore di un preciso bacino di utenti.
In questo caso, la cosa più ragionevole da fare, da parte di un professionista, è quella di “prestare” le proprie competenze a qualcuno che sia in grado di “filtrare” e “infiocchettare” le informazioni che vuole far arrivare ai lettori, creando contenuti che abbiamo una struttura e uno stile idoneo e gradito a chi legge il blog.
Che si fa in questi casi? Per evitare confusione, a chi gestisce il blog consiglio di creare due colonne distinte: una dedicata all’autore, l’altra alla firma.
Insomma: ad ognuno il suo mestiere…
4. Rubrica, target, titolo
Sono 3 facce della stessa medaglia. Ogni rubrica del vostro blog, infatti, corrisponde ad una nicchia di lettori ben definita, di cui sicuramente avete studiato (e state studiando) interessi e abitudini. Quello che però potremmo perdere di vista è che questa benedetta rubrica probabilmente ospita diverse tipologie di contenuto. Ad esempio: la rubrica Animali Domestici di un blog incentrato sulle tematiche della salute e del benessere di tutta la famiglia, animali inclusi (uno “a caso”: InSalute), potrebbe contenere articoli che parlano di cani, gatti e altri animali da compagnia.
Se io però ho 3 cani, ma detesto i gatti, probabilmente leggerò solo gli articoli sui cani. In quanto proprietario di cani, invece, andrò in cerca di informazioni molto dettagliate su come allevare un cane, prevenire e risolvere i suoi problemi di salute, sugli accorgimenti da seguire quando viaggio con lui, sulle strutture che potranno accoglierlo quando sarò via per lavoro e via dicendo.
Se il target di riferimento è “proprietari di cani”, l’articolo “5 consigli per andare in vacanza con il cane” dovrà tener conto del fatto che chi legge dà per scontato che esistano strutture che non accettano i cani: costruire un intero articolo sulle difficoltà di chi porta un cane in vacanza, per questo target, sarà quindi perfettamente inutile. A noi interessa offrire consigli e soluzioni concrete e dettagliate a persone che conoscono e vivono il problema, non presentare il problema a chi vorrebbe acquistare un cane e deve valutare le difficoltà future a cui va incontro.
Ecco perché scegliere il target, equivale ad individuare un taglio preciso per il nostro articolo, e dunque, un titolo.
5. Stato dell’articolo
L’articolo è stato assegnato ma è in lavorazione? È stato consegnato dai redattori che collaborano con noi, ma non lo abbiamo ancora letto? L’autore è in ritardo sulla consegna? O gli abbiamo chiesto delle modifiche, ma non abbiamo ancora ricevuto alcun feedback? Avere davanti agli occhi lo stato dell’articolo è tutto per chi gestisce uno o più progetti editoriali, soprattutto se le pubblicazioni settimanali sono parecchie.
Appuntare che il contenuto è “arrivato”, “in attesa di modifiche”, “programmato”, “pubblicato”, ci aiuterà a evitare sbadataggini che potrebbero compromettere la puntualità della pubblicazione.
Se volete, potete anche utilizzare dei colori che indichino lo stato di lavorazione dell’articolo. Ovviamente inserendo anche una legenda in fondo alla griglia del calendario editoriale.
Scriveremo quindi:
6. Kw, link interno e Anchor Text
Se teniamo al posizionamento del nostro sito sui motori di ricerca, ogni singola pagina deve essere ottimizzata in base alle regole del seo copy. Meglio quindi verificare quale kw può fare al caso nostro, prima della redazione dell’articolo, che verrà ottimizzato tenendo conto di quella parola chiave, senza trascurare le chiavi di ricerca correlate.
Inoltre, se vogliamo (come è giusto che sia) creare una rete di link building interna, dobbiamo prestare attenzione alla scelta dei link interni da inserire nell’articolo, e al “testo di appoggio” del link.
L’autore dell’articolo che spiega “come cucinare i canederli”, in questo modo, saprà che all’interno dell’articolo, nel modo più naturale possibile, dovrà dire al nostro lettore che se vuole carpire i segreti della cucina altoatesina, potrà andare in uno dei 5 migliori ristoranti in cui si mangiano i canederli in Alto Adige, che noi abbiamo scritto un articolo sull’argomento e che per informarlo dovrà inserire le parole “mangiare i canederli in Alto Adige”: qui, andrà a piazzare il link all’articolo.
7. Note
In questo spazio potrete inserire promemoria e indicazioni che ritenete utili per voi e per chi lavora con voi: note particolari sul taglio dell’articolo, sulle fonti da utilizzare, sugli articoli simili già pubblicati sul blog o sul magazine, e quindi sulle finalità di questo nuovo contenuto rispetto a quelli già online. È la vostra zona franca.
8. Calendario editoriale social
Un volta pubblicato un contenuto, bisogna promuoverlo sui nostri canali social. Come ormai saprete, ogni social network ha un bacino di utenti e uno stile comunicativo differente, così come differente è la frequenza di pubblicazione dei contenuti che si addice a ciascun social.
Nell’ottica di una corretta strategia social, stabilire il giorno e l’orario preciso in cui condivideremo il nostro articolo su Facebook, Twitter, Linkedin e via dicendo, preparare il testo del post, scegliere gli hashtag e un’immagine adeguata può essere un’operazione molto utile.
Avere un intero foglio dedicato alla condivisione dei contenuti sui social network ci permette infatti di avere sotto controllo la promozione dei contenuti senza perdere un solo colpo, ma anche di delegare qualcun altro per la condivisione dei contenuti, qualora ne avessimo la necessità. Infine, ci aiuta a capire se stiamo offrendo dei contenuti differenziati, e quindi appetibili e interessanti per chi ci segue: non dimentichiamoci che divulgare i contenuti del nostro blog è la prima finalità dei nostri canali social, ma non può essere l’unica: restano valide tutte le buone regole per una gestione strategica di una Fanpage Facebook aziendale, di un account Twitter e via dicendo.
In questo articolo trovate un interessante approfondimento dedicato alla creazione e al corretto utilizzo di un piano editoriale social crossmediale, con tanto di esempio scaricabile gratuitamente. Non sapete di costa stiamo parlando? Correte a dare un’occhiata!
Vi è venuta voglia di testare quello che avete letto? Ottimo! Tra qualche giorno potrete mettervi al lavoro sul modello di piano editoriale 2023 e se non sapete come riempirlo potete contattarci qui.