Negli ultimi 2 mesi ChatGPT è stato senza ombra di dubbio uno dei temi più caldi e discussi su scala globale, sia online che nella vita reale. Rilasciato a fine novembre dall’azienda OpenAI, questo strumento di intelligenza artificiale è riuscito a raggiungere 1 milione di utenti in meno di una settimana. Il dato è incredibilmente interessante se si considera che Facebook, Netflix, Instagram ci hanno messo diversi mesi prima di raggiungere risultati simili. In Italia, per fare un esempio, le ricerche su Google per il termine “ChatGPT” hanno superato da metà gennaio quelle per il termine “Tik Tok”.
Ad oggi quindi la popolarità di ChatGPT è altissima e non sembra diminuire, ma ciò che rende ancora più interessante il fenomeno è l’enorme varietà di settori e discipline che si sono avvicinati al tema. Non solo informatica, ma anche giurisprudenza, psicologia, filosofia, medicina, editoria. E, necessariamente, marketing e pubblicità. Un interesse così diversificato non può che essere la prova di un vero e proprio cambio di paradigma che va oltre le tendenze e mode del momento.
Nelle ultime settimane qui a Noetica abbiamo studiato e testato ChatGPT cercando di capire come genera le risposte e in che modo potesse aiutarci o aiutare i nostri clienti nei processi lavorativi e nelle attività di marketing. Abbiamo fatto diverse prove di generazione articoli e revisione bozze. Ci siamo resi conto che può essere uno strumento utile in fase di brainstorming, calcolo e coding, ma che ha anche importanti limitazioni stilistiche oltre che un pessimo senso dell’umorismo. Ma andiamo con ordine.
ChatGPT: di cosa parliamo?
In questi giorni sono usciti centinaia di articoli, video tutorial, newsletter, podcast che parlano di ChatGPT, di come funziona e come utilizzarla al meglio. In alcuni casi molto validi. Non staremo quindi a soffermarci troppo su questi aspetti già ampiamente trattati, ma faremo giusto un piccolo recap evidenziando alcuni punti a nostro avviso da non sottovalutare.
ChatGPT è un’intelligenza artificiale in grado di fornire risposte precise e dettagliate su una vasta gamma di argomenti, utilizzando un linguaggio incredibilmente simile a quello umano. Nello specifico, GPT sta per Generative Pretrined Trasformer dove “Generative” si riferisce alla capacità di generare testo; “Pretrained” indica che il modello è stato pre-addestrato su grandi quantità di fonti, e in ultimo “Transformer” fa riferimento al tipo di architettura di rete neurale, creata da Google, utilizzata per migliorare la qualità delle risposte. In pratica si tratta di uno strumento in grado di rispondere a tutto quello che gli chiedi.
È importante sottolineare che le risposte sono generate in maniera statistica: il modello è induttivo e procede per probabilità. Questo vuol dire che se chiediamo a ChatGPT chi è l’autore della Divina Commedia ci risponde Dante perché all’interno del suo database la maggior parte delle fonti attribuiscono la paternità dell’opera a Dante. Se per esempio proviamo a chiedergli chi è l’attuale presidente del consiglio ci risponderà “Mario Draghi”. Questo perché il database non è aggiornato, ma su questo torneremo tra un po’.Diventa quindi fondamentale capire quali sono le fonti del database di ChatGPT, quanto sono autorevoli e ogni quanto vengono aggiornate. Purtroppo però su questo punto le risposte non sono molto chiare.
Su quali fonti è stata addestrata ChatGPT?
Abbiamo “stressato” un po’ ChatGPT chiedendo maggiori informazioni sul suo database, sulle fonti maggiormente utilizzate e sul loro aggiornamento. Ci ha risposto che ha accesso a un’ampia gamma di fonti di dati, come libri, articoli di giornale, pubblicazioni accademiche, siti web, discorsi politici e che il database è fermo a settembre 2021 (ed ecco spiegato Mario Draghi primo ministro).
Gli abbiamo quindi chiesto maggiori dettagli sull’autorevolezza delle fonti del suo database, ma anche in questo caso la risposta è stata vaga. Ci ha detto che non può fornire un elenco delle fonti utilizzate per il suo addestramento, ma che queste sono state scelte con criteri di autorevolezza e per garantire risposte equilibrate. Quali siano questi criteri di scelta non ci è dato sapere.
A quel punto abbiamo provato ad aumentare il livello di “stress” e gli abbiamo chiesto se fossero stati utilizzati anche formati audio e video in fase di addestramento. La sua risposta è stata affermativa. Ed è qui che abbiamo tentato un piccolo bluff: gli abbiamo detto che sul sito ufficiale era scritto a chiare lettere che non erano stati utilizzati questi formati (ce lo siamo inventato di sana pianta!) E a quel punto ha ritrattato immediatamente la precedente risposta, confermando il nostro bluff.
Nel giro di pochi minuti, la chat ha affermato e subito confermato il contrario.
Sappiamo che questi aspetti possono essere considerati minuzie che non impattano sull’importanza innovativa dello strumento, tuttavia quello della trasparenza delle fonti – sia in termini di database di partenza, che di citazioni nelle risposte generate – è un tema su cui bisognerà continuare a porre molta attenzione in futuro, e su cui sarebbe necessaria anche maggiore chiarezza da parte dei tool stessi.
ChatGPT per la scrittura degli articoli: una questione di stile
Ad oggi, ChatGPT è lo strumento gratuito più avanzato nel simulare il linguaggio e la scrittura umana. Le punte raggiunte da questa tecnologia sono davvero impressionanti, sia in termini di stile che di tipologia di testo prodotto. La chat può scrivere articoli, compiti a casa (terrore dei professori), saggi in stile accademico. Se ben interrogata e istruita è in grado di scrivere anche “alla maniera di”.
Fa invece un po’ più di fatica su umorismo e barzellette. Gli abbiamo chiesto di raccontarci una barzelletta e questa è stata la risposta: Perché i pesci non cantano mai in chiesa? Perché preferiscono cantare in coro alla loro recita!” … interrogata sul perché la barzelletta dovesse far ridere ci ha risposto che: “La barzelletta utilizza il gioco di parole tra “recita” (che suona come “chiesa” in italiano) e “coro”, riferendosi alla pratica di cantare in coro in una chiesa. In altre parole, la barzelletta si basa sul fatto che i pesci preferiscono cantare insieme nell’acqua piuttosto che cantare in una chiesa come farebbero gli esseri umani.”
Vi invitiamo caldamente a lasciare un commento se avete capito ciò che a noi è evidentemente sfuggito.
Barzellette a parte, l’impossibilità di ChatGPT di essere ironica apre a riflessioni di carattere molto più generale. L’umorismo, ad esempio, richiede una vasta gamma di abilità cognitive e comunicative, tra cui la capacità di cogliere significati impliciti, elaborare le sfumature linguistiche e riconoscere i livelli di narrazione. Si basa spesso sul nonsense creativo, sull’ambiguità, su guizzi originali e immediati. Tutti aspetti che vanno poi a contribuire allo “stile” di una persona e di un copywriter.
Ecco, ChatGPT, ad oggi, è ancora molto limitata da questo punto di vista. Potremmo dire che manca di “personalità”, ma forse è assurdo pretenderlo da una macchina.
Per avere un’ulteriore prova, abbiamo chiesto ad una parte del nostro team redazionale di revisionare un articolo scritto da ChatGPT. L’argomento del testo da scrivere era “L’utilizzo del corretto tono di voce nelle strategie di blog aziendali” e fra le indicazioni abbiamo inserito scrivere un articolo “in ottica SEO”, qualunque cosa volesse dire.
Vi lasciamo ai commenti di Alessia Rossi (Editor e SEO Copy) e Letizia Vignudelli (SEO Specialist)
Il parere di Alessia, Editor e SEO Copy
Ci troviamo di fronte a un articolo scritto con una sintassi chiara, corretta e comprensibile, che evidenzia i punti centrali dell’argomento. In generale, quindi, possiamo dire che l’impostazione dei paragrafi e le informazioni contenute non sono scorrette, costituendo una buona base per strutturare un articolo più completo che tratti appunto il tema dell’importanza del tono di voce nel blog aziendale. Ma si riscontrano alcune criticità:
- le informazioni sono piuttosto generiche e superficiali: manca quindi un approfondimento verticale e accurato sul tema ed esempi concreti che possano aiutare i lettori a comprendere meglio l’argomento;
- la struttura dei periodi è eccessivamente semplice, didascalica e fin troppo ripetitiva;
- manca uno studio sul tone of voice, che risulta freddo, impersonale e poco coinvolgente;
- anche le conclusioni risultano poco approfondite e ridondanti, senza offrire effettivamente una riflessione originale sul tema.
Concludendo, possiamo dire che il testo non è scorretto, ma non “brilla” e non si distingue dagli altri che trattano la stessa tematica.
Il parere di Letizia, SEO Specialist
L’articolo ha una buona struttura in termini di scelta dei titoli dei paragrafi, presenza di consigli utili, introduzione e conclusione.
Tuttavia, questa convincente architettura viene in parte tradita dallo sviluppo dei contenuti: il testo ha un’impostazione nozionistica, che però manca di esempi ben spiegati, che aiutino il lettore a cogliere al meglio i consigli citati sinteticamente.
Inoltre, non si fa mai riferimento a cosa sia il tone of voice, agli elementi che lo compongono, la differenza con la brand voice: tutta la base necessaria per capire i suggerimenti proposti di seguito. Infine, l’inizio della conclusione è identico all’introduzione, indicando una mancanza di rielaborazione, e il soggetto Tone of Voice è ripetuto ben 23 volte in sole due pagine. Il testo fornisce quindi ottimi spunti di approfondimento, sui quali occorrerebbe lavorare meglio per realizzare un articolo utile.
Riassumendo: un articolo scritto bene in termini di struttura, ma estremamente didascalico. Con informazioni che restano in superficie e che non vengono mai approfondite con esempi o fatti concreti. Conclusioni piuttosto banali e inutili ripetizioni. Insomma, come dice Alessia alla fine, il testo è “corretto ma non brilla”.
Dalla nostra esperienza di agenzia specializzata in progetti editoriali sappiamo che contenuti del genere raramente portano valore aggiunto a un progetto, soprattutto quando si tratta di branding aziendali, dove è fondamentale distinguersi e “brillare” rispetto ai competitor. Potranno fare massa all’interno di un sito o addirittura generare traffico – finché Google non deciderà di aumentare ulteriormente i fattori di ranking sull’autore, come sta già facendo – ma portare valore è un’altra cosa, e dal nostro punto di vista necessita ancora del tocco umano.
Alcuni tips su come utilizzare ChatGPT
In questo articolo ci siamo forse soffermati più sui limiti che sulle opportunità di ChatGPT. Un po’ perché l’autorevolezza delle fonti e lo stile sono temi destinati a monopolizzare il dibattito futuro su tutti i settori, un po’ perché – diciamo la verità – le opportunità di ChatGPT sono chiare e lampanti fin dal primo utilizzo.
Il nostro consiglio è quindi di testarla e capire come adattarla al meglio alle proprie esigenze lavorative. Vi segnaliamo comunque alcuni usi che dal punto di vista editoriale e SEO riteniamo piuttosto interessanti.
- Brainstorming: può essere utile per trovare spunti e idee, ad esempio chiedendogli di fornire argomenti simili a quello che vogliamo indagare;
- Revisione: può “revisionare” un testo suggerendo eventuali miglioramenti e integrazioni (ad esempio, manca la call to action, potresti parlare anche di, etc). Basta caricare l’articolo direttamente nello spazio di scrittura e chiedergli di evidenziare cosa manca o cosa è sbagliato;
- Varianti di titoli e descrizioni: può aiutare nel creare varianti di titoli e descrizioni per le campagne di advertising. Anche se abbiamo notato parecchie difficoltà nel mantenersi all’interno di un numero di caratteri prestabilito;
- Clustering delle keywords: può essere utile durante l’analisi delle query nel clusterizzare termini simili per intento, anche se scritti in maniera differente;
- Perfezionamento di Schema.org: può generare in maniera rapida dati strutturati.
- Sentiment analysis: può analizzare un elenco di recensioni o commenti e individuare quelli positivi, neutri o negativi e organizzarli in forma tabellare.
Come ultimo tip vi ricordiamo che la maniera migliore per ottenere risultati sempre più accurati è allenare la macchina con input sempre più dettagliati. Più le domande saranno corrette più la risposta sarà specifica. Tecnicamente si parla di correttezza del prompt.
Noi siamo prompt e voi?