Nel lontano 1999, cioè all’origine del World Wide Web, gli scettici si domandavano “A cosa serve internet? A parte ad andare su internet..”
A distanza di quasi 20 anni, non abbiamo più remore ad affermare che internet è diventato, per le aziende, il principale strumento per intercettare e attrarre nuovi clienti.
Per raggiungere questo obiettivo è necessario però che il sito aziendale sia strutturato in modo tale da accompagnare il visitatore attraverso un percorso di conversione che lo trasformi da semplice visitatore a utente disposto a lasciare i propri dati all’azienda per un successivo contatto commerciale.
La pagina del sito dove avviene questa metamorfosi è chiamata landing page (o “pagina di atterraggio”) e in questo post vedremo come deve essere realizzata.
La landing page come “luogo” di conversione
La conversione, a seconda degli obiettivi di business dell’azienda, può essere di varia natura: una richiesta di informazioni, un’iscrizione alla newsletter, una domanda di preventivo, ecc…
Qualsiasi sia la call to action (“invito all’azione”) che vogliamo fare compiere all’utente giunto sul sito, la landing page deve fornire tutte le informazioni utili e consentire una e una sola operazione possibile: la registrazione.
La landing page rappresentata in questa immagine ha attirato 100 visitatori, ma 75 di loro sono usciti prima di compiere la call to action “Richiedi informazioni”. Questo significa che il tasso di conversione di questa landing page è del 25% (25 utenti su 100 hanno lasciato i propri dati).
Come progettare una landing page
Vediamo ora alcuni consigli utili per progettare e scrivere una pagina del sito strutturata a landing page.
1. Creatività
La landing page, così concepita, è parte integrante del sito internet, quindi ne riprenderà grafica e creatività.
2. Testo
Quando si parla di scrittura per il web, di solito si consiglia di essere sintetici, ma in una pagina come questa l’utente deve trovare tutte le informazioni sul prodotto / servizio, senza cadere nella tentazione di cambiare pagina o addirittura sito. Ciò però non significa esagerare con le informazioni tecniche, ma tradurre le caratteristiche in benefici tangibili per l’utente. Cosa significa? Che sul web, come in un normale negozio del resto, il cliente non viene persuaso dalle caratteristiche di quello che gli offriamo (ad esempio la velocità del motore di un frullatore domestico), ma dai benefici che ne trarrà (il fatto di potersi fare un frullato in 2 minuti). Persuaso l’utente a compiere la conversione, non resta che progettare una call to action efficace…
3. Call to action
L’invito all’azione deve essere univoco e chiaro, sia come messaggio (“Richiedi informazioni”) sia come grafica. I test di usabilità hanno rivelato che il pulsante della call to action ottiene più clic se si evita il rosso (colore associato ad una sensazione di pericolo) a favore di un colore come il verde che suggerisce una situazione di via libera.
4. Form di raccolta dati
Se l’utente è arrivato sul form siamo già a buon punto, ma la fase più delicata è proprio la compilazione dei dati. I campi non dovranno essere troppi, per non inibire l’utente, dovranno seguire un criterio di visualizzazione logico e facile da comprendere. E non dimenticate di rassicurare i vostri utenti sulle modalità di raccolta di trattamento (legge sulla privacy).
Se questo argomento è di tuo interesse e vuoi approfondirlo, partecipa al corso “Come progettare un sito internet” organizzato da Noetica Martedì 24 Febbraio.