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“Quando la mano destra non sa cosa fa la sinistra, allora sì che iniziano i guai”. Nella mia famiglia si dice così e io, sarà per l’aura di verità popolare che questo mantra si porta dietro da sempre o per averne verificato l’attendibilità in prima persona, ci credo.
Se poi, fuor di metafora, più che di mani si parla di individui o meglio di collaboratori, la cosa acquista un senso ancora più tangibile. La trasmissione di informazioni tra persone che lavorano fianco a fianco, con uno scopo condiviso, è infatti un tassello fondamentale per garantire che l’attività fili liscia, senza dispersioni o intoppi.
In questo senso, anche in un’azienda la comunicazione interna non va trascurata, soprattutto se si tratta di realtà molto grandi, con diverse risorse e dipartimenti, in cui quindi è più probabile che “le mani” siano molto distanti tra loro. Se non riescono a vedersi, forse però riescono a sentirsi. Come? Ad esempio attraverso un podcast.
Sì, perché i branded podcast, oltre ad essere una delle tendenze più in crescita di quest’anno (e presumibilmente anche del prossimo), possono diventare anche un valido strumento di partecipazione e divulgazione fuori e dentro l’azienda. Su come creare un contenuto audio di successo per il target esterno ci siamo già soffermati, vediamo allora in che modo questo nuovo canale può diventare strategico quando il pubblico ce lo abbiamo “in casa”.
Il podcast aziendale al servizio della formazione
Chi ci conosce lo sa, la formazione è il nostro primo amore. E come ogni primo amore che si rispetti, non si scorda mai. Ecco perché tra le prime funzioni che un podcast aziendale può avere, non possiamo non citare l’aggiornamento.
Pensiamo, ad esempio, a realtà con reti commerciali articolate, i cui rappresentanti sono spesso impegnati fuori sede o con poche occasioni per ritrovarsi a scopo formativo. Aggiungiamoci magari anche un approccio un po’ “tradizionale” e una frequentazione non propriamente assidua (o del tutto consapevole) degli strumenti digitali con finalità di marketing o vendita. Ciliegina sulla torta? Un periodo di rapporti forzatamente distanziati e un pullulare di video call, webinar e incontri online, su piattaforme che si moltiplicano e con un affaticamento da schermo non indifferente. In uno scenario come questo (con varianti più o meno sfumate sul tema), il podcast rappresenta una soluzione pratica ed efficace, in grado di sopperire a tutte le problematiche citate.
Perfetto per chi trascorre molte ore in automobile o comunque in movimento, può essere ascoltato da qualunque device e sostituire, almeno momentaneamente, l’usuale accompagnamento radiofonico/musicale. Non è un caso, infatti, se Educazione e Intrattenimento sono tra i generi preferiti in Italia (dati Spotify 2020), con Il podcast di Alessandro Barbero: Lezioni e Conferenze di Storia e La Zanzara tra i primi posti nelle classifiche di ascolto.
Certo, come per ogni altro argomento, anche un podcast formativo va costruito a dovere: non basta riproporre in versione solo audio quello che abbiamo progettato e prodotto per altri canali (videolezioni o slide). Per essere davvero coinvolgente, il podcast deve infatti lavorare con le componenti che gli sono proprie:
- contenuti ad hoc, strutturati secondo un format preciso (sì, servono degli autori)
- un sound design coerente con la narrazione (sigla, effetti sonori, etc)
- uno o più voci professionali (i famosi “speaker”)
- eventuali “innesti” pubblicitari
Anche perché, non dimentichiamolo, rispetto a una formazione frontale o via web, con il podcast non è possibile interagire direttamente e fare domande live, quindi è bene che sia contemplato anche per anticipare e dare risposta a eventuali dubbi (nei limiti delle umane possibilità).
Leggere ad alta voce un articolo, per quanto completo ed esaustivo possa essere, può non essere sufficiente, soprattutto se fatto in modo amatoriale. Il rischio, concreto, è di annoiare e generare un controproducente effetto “litania”, diametralmente opposto a quello desiderato. E questo vale anche per le altre tipologie di podcast utile alla comunicazione aziendale interna che si possono progettare.
Qualche idea sugli argomenti? Ad esempio, potremmo concentrarci sull’uso dei social network e dei media online (perché non tradurre in mini puntate audio la Social Media Policy interna?), sulla gestione delle risorse umane o delle procedure di gestione del customer service.
Engagement e team building, l’effetto “Good morning Vietnam”
E se, invece che per la formazione, sfruttassimo il podcast per fare informazione? Se, in altri termini, i file audio fossero davvero un rinforzo alla comunicazione interna magari su tematiche normalmente affidate a lunghe e faticose mail?
Le novità di prodotto; le recenti acquisizioni di società, materiali, risorse; i nuovi programmi di welfare aziendale; i nuovi progetti di comunicazione: tutto quello che normalmente passa attraverso messaggi più o meno verticali affidati alla posta online, può essere trasmesso invece con bollettini audio settimanali, di pochi minuti.
Quali sono gli effetti positivi e gli obiettivi, in generale, di questa tipologia di podcast? Sicuramente può essere un ulteriore supporto alla generazione di una cultura aziendale diffusa, anche in virtù di una fruizione diversa dal solito e naturalmente ingaggiante. No, non parliamo di indottrinamento, ma di condivisione, di spirito di squadra e di team building, tutti risvolti che, a lungo andare, possono essere stimolati anche da un uso più innovativo e “leggero” del podcast e dei canali aziendali.
Un utilizzo che potrebbe andare a braccetto con Telegram, altro strumento dalle numerose potenzialità, anche all’interno dello stesso ambiente di lavoro.
Raccontarsi per essere raccontati: aumentare i Brand Ambassador interni
Torniamo all’esempio dell’inizio: l’azienda con tanti dipartimenti e numerose risorse. È evidente che quando ci sono più livelli di specializzazione e una struttura gerarchica complessa non è sempre possibile “avvicinare” tutti allo stesso modo.
Eppure, non è detto che anche chi è più lontano dall’entourage dirigenziale non possa diventare un portavoce strategico o funzionale, proprio in virtù della sua esperienza personale. Perché, allora, non costruire un contenuto informativo che possa estendere la conoscenza del brand, al presente al passato e/o al futuro, coinvolgendo in modo attivo le sue persone?
Brand con un’esperienza consolidata nel tempo, o una spinta innovativa importante, possono diventare essi stessi materia di storytelling, in più puntate e con più voci. Certo, ci sono esempi che hanno fatto la storia dell’imprenditoria italiana e mondiale, ma anche se non siamo tutti Olivetti abbiamo certamente qualche motivo di vanto e – perché no? – anche qualche utile insegnamento da condividere con chi già ci conosce o si appresta a lavorare con noi.
I video corporate, così come i musei aziendali, possono agire nella stessa direzione, restituendo anche una componente visiva del patrimonio storico aziendale. Tuttavia il podcast può fare leva su aspetti emozionali tipici del racconto orale e godere di quel naturale completamento mentale (la capacità immaginifica di ciascuno di noi) che la parte grafica tende invece a sostituire, rimanendo così particolarmente impresso (ricordiamoci che, secondo i recenti dati IPSOS sulle abitudini di ascolto degli italiani, il 69% degli utenti si ricorda di aver ascoltato messaggi pubblicitari durante la fruizione di un podcast).
E se il telefono senza fili è uno dei giochi più vecchi del mondo e il passaparola una delle leve del marketing più efficaci, forse conviene credere al potere del verbo (non era anche l’incipit di un famoso libro…?).
Ora che l’abbiamo realizzato, dove lo mettiamo?
Bene, diciamo che vi abbiamo convinto e avete realizzato il vostro primo podcast per la comunicazione della vostra azienda. Ora, dove collocarlo?
Se si tratta di un contenuto realizzato solo ed esclusivamente per orecchie interne, allora sarà bene evitare una distribuzione generalizzata sulle varie audio repository come Spotify, Apple Podcast e simili.
Se disponiamo di una intranet aziendale, quello potrebbe essere il primo posto dove caricarlo. Se, poi, vogliamo dare una dignità ancora più rilevante ai nostri contenuti, potremmo fare quello che di solito viene consigliato anche per podcast “normali”, ovvero: creare una landing page in cui raccogliere le puntate, organizzandole per argomento, e magari arricchendole anche con contenuti testuali o video di supporto. Il tutto, chiuso sotto chiave con una bella password di accesso: esatto, un’area riservata facile facile, anche non inclusa nel sito istituzionale, ma raggiungibile tramite link diretto.
Qualunque sia la vostra idea di podcast aziendale, Noetica è a vostra disposizione per valutarla e realizzarla, perché non farci un pensierino? Basta contattarci qui!