“Quanti di voi amano, dopo un’intensa giornata di lavoro o durante la meritata pausa del weekend, accendere il pc o navigare con lo smartphone per cercare un nuovo paio di scarpe, un regalo o, perché no, per ordinare una gustosa cena? Il mondo e-commerce ha cambiato e continuerà a cambiare le abitudini dei consumatori italiani che, un po’ più pigri, ma con più possibilità di scelta, potranno valutare comodamente da casa cosa acquistare”
Ecco, bene o male un anno fa l’incipit dell’articolo sarebbe stato questo. Ma torniamo alla realtà! Negli ultimi 12 mesi la pandemia ha sradicato tutto ciò che sapevamo su diversi aspetti della nostra vita quotidiana, tra i quali ad esempio, anche il comportamento dei consumatori. L’e-commerce in Italia (così come nel mondo) si è trasformato da opportunità a necessità, per contrastare, evitando assembramenti e riducendo la nostra socialità, la diffusione della pandemia. Fare la spesa, ordinare la cena, acquistare un libro, procurarsi un farmaco: sono tutte attività che ora spesso vengono fatte online. Tutto ciò ha portato ad una forte espansione dell’e-commerce con nuovi interessi e nuove tendenze sia per gli acquisti che per i servizi offerti. Premesse concluse, andiamo ora a scoprire i numeri, i trend, i vantaggi, gli svantaggi nonché le future prospettive dei nostri cari negozi virtuali.
Le statistiche sull’e-commerce in Italia
L’abbiamo detto, il periodo di lockdown causato dal Covid-19 ha influenzato le abitudini dei consumatori e degli italiani. Ma prima di partire ad analizzare i dati del 2020, è opportuno contestualizzare il mondo dell’e-commerce in Italia, per capire a che punto si era arrivati già prima dell’insorgere della pandemia. Ecco a voi un po’ di numeri: la nostra macchina del tempo riparte dall’anno 2019.

Dove eravamo rimasti?
Non possiamo che partire con un po’ di noiosi ma utilissimi dati: nel 2019 il 60% di 4,3 miliardi di persone hanno utilizzato internet per effettuare almeno un acquisto online. In Italia il dato relativo ai consumatori digitali superava quota 38 milioni, con fatturati che, già nel 2018, arrivavano a toccare i 41 miliardi di euro.
“Da 15 anni l’e-commerce in Italia cresce a doppia cifra”, è quanto ha sostenuto Davide Casaleggio, il presidente della Casaleggio Associati, in un’intervista a “Il Sole 24 Ore”. Proprio il report “E-commerce in Italia 2020 – Vendere online ai tempi del Coronavirus” della Casaleggio Associati (oltre alle statistiche precedentemente citate) contesta come il fatturato delle vendite online nel 2019 fosse già in crescita del 17%, per un totale di oltre 48 miliardi di euro. Lo stesso studio ha confermato poi quanto agli italiani piaccia acquistare online: nello specifico, sempre nel 2019, il 76% dei consumatori lo ha fatto da mobile, mentre il 98% ha sfruttato almeno una volta i marketplace digitali.

E cosa hanno acquistato gli italiani online? Nel 2019, il “Tempo Libero” è stato il settore più richiesto (con oltre il 42,7% del fatturato totale) con il “Turismo” che si è piazzato in seconda posizione. Altri settori, come “Assicurazioni”, “Alimentari”, “Moda” o “Salute e Bellezza”, invece, hanno migliorato sensibilmente i propri numeri, pur rimanendo su una percentuale non molto rilevante rispetto al fatturato totale. Ok, ora siamo pronti. Vi riportiamo al presente!
La crescita dell’e-commerce con il Covid-19
“Il coronavirus si vince con l’isolamento” è quanto ha sostenuto Roberto Liscia, presidente del Consorzio Netcomm, in un’intervista a Class CNBC. Nel suo intervento (agli albori del Covid-19), Liscia ha confermato come la pandemia avesse influito, fin da subito, nelle abitudini degli italiani, favorendo ed incentivando tutte quelle modalità di transazioni, azioni o acquisti svolti distanza. Già nel periodo febbraio/marzo, in diversi settori economici, si sono riscontrati numeri doppi riguardo agli acquisti digitali. Le prime impressioni sono state confermate poi dai dati di fine 2020 con il Consorzio Netcomm che ha stimato, negli ultimi 12 mesi, una crescita per le transazioni online del 15,4%, con il 36,4% dei consumatori totali che ha acquistato da casa anche quei prodotti che solitamente prendeva fisicamente in negozio. L’Osservatorio “The World after Lockdown” curato da Nomisma e Crif ha confermato questi numeri. Secondo lo studio, nel 2020 il 70% dei consumatori nazionali (tra i 18 e i 65) ha effettuato almeno un acquisto su internet, provocando una decisa e rapida crescita del mondo e-commerce nel Bel Paese.

L’e-commerce in Italia piace!
Possiamo dire che le piattaforme online saranno sempre maggiormente utilizzate nello shopping del futuro. A confermarlo non è la sola crescita esponenziale del fenomeno e-commerce, ma anche l’altissimo livello di gradimento degli italiani. Lo studio condotto nel 2020 da Nomisma e Crif sostiene come l’83% dei consumatori si ritenga soddisfatto del servizio digitale offerto dalle piattaforme (nello specifico relative al mondo non-food), apprezzandone l’ampio assortimento e l’integrità dei prodotti acquistati. Anche i negozi online plurimarca sono molto graditi (precisamente dal 75% degli utenti) grazie, soprattutto, alla facile fruibilità nella navigazione sui siti di riferimento.
Insomma, agli italiani l’e-commerce piace. Vi sembrano considerazioni troppo affrettate? La sentenza finale ce la fornisce nuovamente il consorzio Netcomm: le statistiche sull’e-commerce in Italia dimostrano come il settore sia in continua crescita, con la possibilità di raggiungere un aumento futuro anche del 55%. Ecco perché questo trend toccherà diversi settori, compresi quelli che, fino ad ora, non era stati coinvolti in prima linea.
Cosa comprano gli italiani?
La domanda ora sorge spontanea: ma cosa contiene il nostro carrello digitale? Il periodo di emergenza ha, infatti, mutato gli interessi dei cittadini. Come già sottolineato, con l’avvento del Covid-19, il mondo e-commerce si è focalizzato su prodotti di prima necessità, facendo schizzare alle stelle soprattutto gli ordini del comparto alimentare e farmaceutico. Come sostiene sempre Roberto Liscia, altri settori, che erano molto più in voga tra i consumatori digitali, sono stati così drammaticamente superati. Viaggi, abbigliamento: le minori opportunità sociali, condite dalle restrizioni per frenare il contagio, hanno giocato un ruolo determinante nel frenare le espansioni di questi comparti commerciali.
Il boom del comparto alimentare
Secondo il Rapporto Coop 2020, il 67% dei carrelli digitali è stato occupato da prodotti alimentari e bevande. Questo settore è, così, cresciuto esponenzialmente in termini di richieste e vendite. E sono diverse le ragioni: dal già citato studio “The World after Lockdown” curato da Nomisma e Crif, emerge come la scelta di questa tipologia di acquisto sia determinata, principalmente, dalla possibilità di poter usufruire del servizio digitale 24 ore su 24, opportunità ovviamente non concessa da quasi la totalità degli store fisici. Lo studio sostiene, inoltre, che l’e-commerce in Italia sia particolarmente apprezzato per fare la spesa anche perché permette una scelta più calma e oculata, evitando assembramenti e code in cassa.
Per questo nel 2020 gli utenti hanno sfruttato: siti della grande distribuzione (73%), pure players (32%), piattaforme o app specializzate nel settore food & beverage (13%). Per quanto riguarda la consegna, invece, la maggioranza degli utenti ha scelto la consegna a domicilio (78%), in favore del ritiro presso il punto vendita (solo il 16%). Infine nel 2020, sempre secondo l’Osservatorio di Nomisma e Crif, è cresciuto molto anche l’utilizzo dei locker: il 6%, infatti, ha sfruttato la formula degli armadietti self-service per ritirare l’acquisto nel momento a loro più congeniale.
Vi state perdendo con tutti questi numeri? Piccolo riassunto offerto da Netcomm: il Consorzio ha stimato, infatti, che il food delivery è stato uno dei settori che ha tratto maggiore vantaggio dall’attuale situazione sanitaria, con una richiesta triplicata ed un valore stimato di oltre 700 milioni di euro. La rivoluzione del comparto alimentare è appena iniziata!

Elettronica, moda, editoria: la crescita dell’e-commerce negli altri settori
Non solo cibo! Anche gli altri settori, infatti, hanno consolidato la crescita in ambito e-commerce già evidenziata nel 2019. In particolare, in base ai risultati del report “E-commerce in Italia 2020 – Vendere online ai tempi del Coronavirus” della Casaleggio Associati, sono cresciuti gli ambiti “Salute e Bellezza”, “Editoria” (anche e soprattutto grazie ai contenuti in streaming) ed “Elettronica” a discapito di “Moda” e “Tempo Libero” che, come già citato, hanno avuto meno fortuna in questo periodo.
No, non ve la siete scampata! Ecco un po’ di statistiche sull’e-commerce in Italia in questi settori. Nomisma e Crif ci dicono che 1 italiano su 4 (con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente) ha utilizzato il digitale per acquisti non alimentari. In particolare, questi hanno scelto il mondo dell’elettronica (nel 48% dei casi), farmaci (24%) e casa (20%). Per la distribuzione sono stati i marketplace a fare da padroni: in generale, piattaforme come Amazon e Ebay sono state scelte in Italia dal 69% degli utenti (soprattutto per il mondo dell’elettronica e dell’arredamento). Discorso leggermente a parte per il mondo dell’abbigliamento: in questo ambito il 45% opta per i negozi virtuali plurimarca, a discapito del 23% che sfrutta direttamente le applicazioni o i siti del brand preferito.
Take away e delivery: la scoperta delle consegne a domicilio
Discorso a parte merita il meal delivery: restrizioni, coprifuoco, chiusure non hanno fatto altro che elevare il numero delle consegne a domicilio da bar, ristoranti o pizzerie. L’Osservatorio “The World after Lockdown” ci dice che, nel 2020, 7 italiani su 10 hanno ordinato piatti pronti da asporto, con un totale di 706 milioni di euro di incasso ed un incremento del 19% rispetto al 2019 (Fonte Rapporto Coop 2020). Se il bacino del nostro confronto si allarga ulteriormente i numeri diventano impietosi, con una crescita che, ad esempio, si è quintuplicata rispetto al 2016. In tutto questo, ovviamente, sono fondamentali i canali digitali, scelti per il delivery di cibo dal 25% dei consumatori italiani, tra cui il 36% che ha ordinato tramite app e il 19% da siti privati. Questa nuovo tipologia di esperienza culinaria è stimato che possa perdurare nel tempo: Nomisma e Crif prevedono che, già nel 2021, l’82% degli italiani possa utilizzare i servizi di take away. Non possiamo cambiare argomento senza dirvi cosa è finito sulle nostre tavole! Pizza, hamburger e gelato: secondo il Quarto Osservatorio nazionale Just Eat sono stati questi i cibi più ordinati nel 2020.
Alt! Non è tutto oro quel che luccica
Si, perché la rapida crescita dell’e-commerce ha causato non pochi problemi al comparto produttivo, in generale. In più: bisogna fare i conti con i consumatori, non sempre preparati e pazienti durante la fase di acquisto. Parliamo proprio di loro, per capire i motivi per cui in molti non si sono lanciati sullo shopping digitale.
Perché c’è chi preferisce gli store fisici…
Non tutti gli italiani, infatti, hanno accettato di buon grado il fatto di dover acquistare i propri beni di consumo su internet. I motivi sono svariati, ma spesso riconducibili al concetto di shop experience: è l’Osservatorio di Nomisma e Crif a raccontarci come la maggior parte dei consumatori italiani non voglia rinunciare alla spesa in presenza (il 37% degli intervistati ha indicato questo come il principale fattore di rifiuto al mondo e-commerce in Italia). In più c’è chi sostiene che acquistare online sia più dispendioso che farlo “live” sia in termini di mera convenienza dei prodotti, sia per quanto riguarda il risparmio sui costi di spedizione. Passiamo ora alla filiera produttiva.

Che futuro aspetta il mondo delle imprese?
Chi pensa che tutto possa tornare come prima si sta sbagliando. Ve l’abbiamo detto! Occorrerà abituarsi a questa nuova esperienza digitale. Anche perché, come confermato da Nomisma e Crif, gli italiani non hanno abbandonato i canali e-commerce neanche dopo l’allentamento delle misure restrittive. Il 37% dei consumatori ha aumentato l’acquisto di prodotti alimentari su internet, mentre il 29% di quegli italiani ancora ancorati ai negozi fisici ha sostenuto di voler sperimentare lo shopping digitale in futuro. Come mostrano i dati elencati dalla nostra analisi, quando si parla di e-commerce in Italia ci si riferisce ad un ambito già in espansione, dove l’avvento della pandemia non ha fatto altro che velocizzare un processo già in atto da diversi anni. E questa situazione può trasformarsi in fretta in una buona opportunità per le aziende.

Reinventarsi ai tempi del Covid-19
C’è già chi ha sfruttato questa evoluzione digitale per promuovere il proprio brand come, ad esempio, Ikea che ha creato e cavalcato l’onda dell’hashtag #RipartiamoDaCasa dove protagonista era la propria linea di arredamento dedicata all’uso esclusivamente domestico (strizzando l’occhio allo smart working). Il report “E-commerce in Italia 2020 – Vendere online ai tempi del Coronavirus” cita anche l’esempio della distilleria Ramazzotti, il gruppo Davines e l’Erbolario, imprese che hanno riconvertito le proprie produzioni ad uso sanitario.
Marketing e promozione per seguire la crescita dell’e-commerce in Italia
I numeri delle aziende stesse confermano come gli investimenti in atto sulla digitalizzazione delle vendite siano già importanti. Secondo la ricerca di Casaleggio Associati entro i prossimi due anni le imprese avranno come priorità:
- migliorare l’efficienza e le performance del sito (40%);
- adottare CRM per attività di marketing automation (33%);
- investire nel retargeting e nella personalizzazione prodotti (27%);
- ottimizzare le sezioni dedicate alle recensioni dei prodotti (21%);
- implementare le vendite con la presenza diretta su marketplace (19%) e perfezionare le attività di customer care (19%).
Sempre lo stesso studio afferma che il 21% delle aziende presenti online in Italia prevedono di investire in marketing e promozione, anche se questo (a Maggio 2020) veniva visto come uno dei più grandi ostacoli da superare.
SEM, SEO, Radio, tv, stampa, motori di ricerca, email marketing: sono queste le principali attività di promozione e marketing su cui le aziende sostengono di concentrare i propri investimenti. Senza dimenticare i social media. “L’esperienza Covid spingerà a ripensare i canali di comunicazione a partire dal ruolo dei social fino all’integrazione con un modello fisico digitale dei punti vendita” è quanto conferma Luca Eleuteri, socio fondatore della Casaleggio Associati a “Il Sole 24 Ore”. A Maggio 2020 si è stimato che il 75% dei consumatori italiani ha acquistato un prodotto non prima di averlo visualizzato sui social media. E nello specifico, tra le piattaforme preferite degli utenti troviamo:
- Facebook (53% delle preferenze);
- Instagram (40%);
- YouTube (24%);
- LinkedIn (21%);
- Whatsapp (16%);
- Twitter insieme all’emergente TikTok (9%)
Adesso che avete capito come rispondono i consumatori alle proposte di shopping digitale, non vi resta che progettare il vostro e-commerce partendo dalla strategia di vendita online. Non perdete altro tempo. Compilate il form in basso a destra o contattateci direttamente per una consulenza.