Da Napoleone al Covid-19: come nascono le Fake News e come difendersi dalle “bufale”

Fake News Covid 19

Le “Fake News” sono notizie false – costruite con abilità in modo da sembrare verosimili – che vengono realizzate e diffuse intenzionalmente, con l’obiettivo di fare disinformazione, manipolare le convinzioni del lettore e condizionare l’opinione pubblica rispetto ad un determinato argomento per danneggiare un partito politico, un personaggio ma anche un’azienda.

La proliferazione incontrollata di queste notizie può sfociare, infatti, in una vera e propria campagna diffamatoria con conseguenze anche molto serie per chi la subisce: prima di tutto danni di immagine con ripercussioni sulla reputazione online (e off line) e, in caso di aziende, impatti commerciali ed economici legati al venir meno del rapporto di fiducia con il consumatore.

In questo articolo analizzeremo il fenomeno fake news, partendo dalla realtà italiana e dedicando un focus particolare alle notizie circolate durante il periodo della pandemia da Covid-19, ancora più insidiose considerata la delicatezza del momento storico. Infine, vedremo quali strumenti sono stati messi in campo dai principali Social Media e da Google per arginare la diffusione delle fake news.

“Bufale” stagionate e fresche: di Fake News ce ne sono per tutti i gusti!

Prima di descrivere il funzionamento della “industria” delle Fake News è meglio chiarire un punto fondamentale: la circolazione di notizie false non è un fenomeno recente, nato in seguito alla diffusione di internet o dei social network, ma è sempre esistito. Infatti, la prima fake news della storia sembra essere stata la finta morte di Napoleone nel 1814 che ebbe un “effetto domino” e determinò persino il crollo della Borsa di Londra.

La prima fake news della storia sembra essere stata la finta morte di Napoleone nel 1814

Certo è che le fake news, grazie ai nuovi canali digitali, possono ottenere enorme visibilità e, proprio per questo, alimentano un vero e proprio “mercato nero” che – soprattutto in Cina e negli Stati Uniti – è gestito da esperti di comunicazione e manipolatori spregiudicati che vendono non tanto singoli articoli (quelli che ognuno di noi intercetta quasi ogni giorno sui profili social!) ma pianificano operazioni complesse di disinformazione e spesso diffamazione ai danni di aziende, personaggi pubblici, partiti politici, istituzioni, ecc… Queste società specializzate possono contare su network di siti che generano e diffondono i contenuti falsi, oltre che sui social network.

Italiani e fake news 

La maggior parte degli italiani – pur subendo questo fenomeno – ne ignora la portata, ma non esita a dichiararsi preoccupato per la diffusione di fake news (il 52% degli italiani, secondo le stime Nomisma tratte dall’Indagine Coop 2020); Il 67% ha letto almeno una notizia che si è rivelata falsa e ben il 31% degli italiani ha ammesso di aver condiviso sui social una fake news, credendola vera.

Perché è così facile cadere in trappola? Perché solitamente le fake news sono notizie dal taglio curioso, originale e affrontano temi molto “gettonati” che – si sa – adoriamo condividere con i nostri amici virtuali; inoltre, le notizie false diffuse sui social si portano dietro un “bagaglio” di interazioni e condivisioni che sembra dimostrarne l’autenticità.

Sono questi i fattori che hanno influenzato, ad esempio, la circolazione incontrollata della notizia secondo la quale il Coronavirus potesse essere curato con una bevanda a base di limone, informazione priva di fondamento scientifico che però – nelle fasi iniziali della pandemia – ha fatto letteralmente il giro del mondo:

bufale sul Coronavirus

Volete altri esempi di fake news sempre ispirati all’argomento Coronavirus? Come non pensare alle leggende sorte intorno alle origini del virus, ai presunti danni al cervello dei tamponi o al filone allarmista che, fin dalle prime settimane, ha suggerito un collegamento tra somministrazione del vaccino e rischi per la salute umana.
Alzi la mano chi non ha letto ad esempio, almeno una volta, che il vaccino per il Covid potrebbe apportare mutamenti al DNA umano! 

Notizie false e Infodemia in “epoca Covid-19”

Purtroppo non basta riconoscere la bufala e magari reagire con una risata o un’arguta risposta scritta sotto al post “incriminato”.
Infatti, la circolazione di notizie false in concomitanza dell’insorgere e della diffusione del Covid-19 ha determinato la ferma reazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha dichiarato di non preoccuparsi tanto della malattia vera e propria, quanto piuttosto dell’”Infodemia”, neologismo coniato per definire “quell’abbondanza di informazioni, alcune accurate e altre meno, che rendono difficile per le persone trovare fonti attendibili quando ne hanno bisogno”.

Per “Infodemia” si intende quell’abbondanza di informazioni, alcune accurate e altre meno, che rendono difficile per le persone trovare fonti attendibili quando ne hanno bisogno

Volete un esempio di grande attualità? A causa dell’infodemia gli italiani in questi mesi hanno fatto fatica a valutare l’effettivo rischio del vaccino Astra Zeneca perché, anche a prescindere dalle personali convinzioni e conoscenze mediche, non sono stati in grado di individuare quali siano le informazioni a riguardo più attendibili e meritevoli quindi di fiducia. Questo ha chiaramente avuto ripercussioni sull’opinione pubblica e non solo, come sembrano dimostrare articoli di questo tipo:

fake news su Astra Zeneca

Come riconoscere e fermare le fake news 

La portata mondiale di questo fenomeno ha costretto i principali social media (Facebook e WhatsApp in primis) ma anche Google ad esporsi direttamente, gestendo l’emergenza e cercando di limitare i danni di una disinformazione incontrollata, soprattutto in un periodo caratterizzato dalla pandemia Covid-19, ma non soltanto…
Vediamo ora le risposte fornite dai singoli canali.

I suggerimenti di Facebook 

Il social media di Mark Zuckerberg è firmatario – già dal 2018 – del “Codice di buone pratiche sulla disinformazione” promosso dalla Commissione Europea e ha assunto ben 35.000 persone che si occupano della sicurezza della piattaforma, oltre ad aver annunciato che il suo algoritmo valuta la credibilità e la qualità degli articoli diffusi su Facebook in modo da limitare i rischi di disinformazione. I risultati di questa “stretta” sono ampiamente documentati: tra gennaio e marzo 2020, infatti, Facebook ha eliminato oltre 1.7 miliardi di account falsi creati con l’unico obiettivo di diffondere fake news.

Oltre ad invitare gli utenti ad approcciarsi ai contenuti con spirito critico e responsabilità, Facebook ha realizzato un vademecum per riconoscere prontamente le notizie false. Ecco alcuni dei principali consigli:

1. Leggete con attenzione i titoli

Le fake news ci devono insospettire già a partire dal titolo che contiene spesso informazioni esagerate oltre ad essere scritto in maiuscolo e con diversi punti esclamativi.

2. Verificate le URL

Facebook mette in guardia dal fatto che “molti siti di notizie false si fingono siti autentici effettuando cambiamenti minimi agli URL” cioè al nome del sito. Volete un esempio calato sulla realtà italiana? Provate a digitare www.ilfattoquotidaino.it e guardate dove atterrate!

3. Fate attenzione a formattazione ed errori di ortografia

Spesso i siti che diffondono fake news hanno una formattazione grafica anomala e contengono articoli con molti errori ortografici poiché derivano da frettolose traduzioni dei testi.

4. Verificate la data della notizia

All’interno della bufala spesso ci sono elementi che non tornano a partire dalle date degli avvenimenti citati o dalla loro successione cronologica.

5. Controllate le fonti

Le fonti citate all’interno dell’articolo sono autorevoli? Se la notizia che state leggendo si basa su fonti non autorevoli o addirittura assenti, allora potreste essere in presenza di una fake!

Una nuova SERP per Google 

Anche il Colosso di Mountain View ha introdotto – per determinate parole chiave relative al tema pandemia – appositi “pannelli informativi” che riportano solo dati forniti direttamente da autorità sanitarie e governative. Questo, ad esempio, è quello che compare in SERP (la pagina che mostra tutti i risultati di una ricerca) se si effettua la ricerca per la keyword “Coronavirus”:

Google contro le Fake News

L’impegno di Google non si è limitato a questo: il motore di ricerca ha, infatti, stanziato 1,5 milioni di dollari per finanziare l’impegno sul fronte fact checking e per realizzare un hub dedicato ai giornalisti per favorirne l’accesso a fonti scientifiche e attendibili.

WhatsApp contro la diffusione delle Fake News

Anche WhatsApp ha deciso di intervenire per limitare la trasmissione dei messaggi già inoltrati più volte: se prima era possibile inoltrare lo stesso messaggio a 5 chat diverse, ora il limite è stato fissato ad una sola.

Buon senso e spirito critico: le “armi” migliori contro le bufale 

Come avete visto, i protagonisti della comunicazione digitale e del social networking si sono mobilitati contro la diffusione delle fake news, ma per arginare il problema è necessario agire “a monte” e fare leva sul senso di responsabilità del singolo utente che, di fronte ad un articolo dal taglio sfizioso e magari anche un po’ sospetto, deve resistere alla tentazione della condivisione “facile” domandandosi – in primis – se le fonti riportate sono attendibili e verificando magari che l’informazione sia stata ripresa anche da altre testate.

L’unico modo per difendersi dalle notizie false è, quindi, banalmente quello di bloccarle sul nascere a partire dalla quotidiana frequentazione di internet e dei social network che deve avvenire con un approccio critico e basato sul buon senso.

Sara Mariani

Dopo una laurea in materie umanistiche e un master in Marketing, Comunicazione d'impresa e Pubbliche Relazioni, sviluppa le prime collaborazioni come SEO copywriter e addetta stampa. Nel 2006 entra a Noetica con il ruolo di project manager e account affiancando le aziende nella definizione e nello sviluppo di piani di comunicazione volti a migliorare la loro visibilità online e ad ottimizzare canali, contenuti e strategie. Esperta di comunicazione digitale e web marketing, da più di 15 anni è anche docente e ha all’attivo corsi di Web Writing e SEO Copywriting, Content Marketing, Ufficio Stampa e Digital PR, etc…

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