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In questi ultimi mesi fatti di lunghe pause forzate e radicali cambiamenti, l’Influencer Marketing non è mai passato di moda, ma anzi ha dimostrato agli scettici nuove straordinarie sfaccettature e possibilità di business. Piccolo ripasso per tutti: l’’Influencer Marketing è una branca del Digital Marketing che prevede, attraverso il coinvolgimento di Content Creator, Blogger, Youtuber, Opinion Leader, Vip e Influencer, il raggiungimento di un obiettivo, come ad esempio il supporto al lancio di un nuovo prodotto o la generazione di traffico a un e-commerce.
In Italia negli ultimi otto anni è stato attivato solo su Instagram e Youtube e ultimamente anche su Tik Tok con il coinvolgimento dei “musers”. Sebbene questa pratica per molte aziende resti ancora inesplorata, per chi ha deciso di testarla spesso si è rivelata una carta vincente, che non solo ha portato al conseguimento dell’obiettivo di campagna previsto, ma ha anche generato molte interazioni sui canali ufficiali del brand e awareness. Come è cambiata allora questa attività durante il lockdown e cosa dobbiamo aspettarci nell’agognata Fase 2 (ma anche 3 e successive)? Vediamolo insieme in questo articolo.
Influencer Marketing, Lockdown e Fase 2
Viaggi cancellati, eventi annullati, accordi in stand by e budget limati: il 2020 sulla carta sembrerebbe il primo vero anno nero dell’Influencer Marketing, ma ne siamo proprio sicuri? Sebbene il periodo marzo-maggio 2020 abbia registrato un evidente calo dei post con l’hashtag #adv rispetto allo stesso periodo del 2019, il Lockdown ha dimostrato che si può ancora parlare di Influencer Marketing, ma che a essere cambiate sono le regole del gioco.
Lo stop forzato ha cambiato i linguaggi, i formati e l’assiduità dei contenuti, avvicinando gli Influencer sempre di più alle loro community. Sensazione di prossimità resa evidente dalla scelta di postare più contenuti stories o di creare dei veri e propri palinsesti settimanali di dirette con ospiti rispetto al semplice post in gallery. Mesi in cui i foodblogger hanno impastato e sfornato ricette no stop, i fitness blogger hanno intrattenuto con schede e workout da seguire, i beauty blogger hanno condiviso la loro beauty routine con tanto di tips per la cura della pelle in quarantena e i fashion e lifestyle blogger hanno condiviso i loro ootd (outfit of the day) per vivere con stile le mura domestiche. In mezzo a questo apparente rumore di fondo, però, c’è anche chi ha scelto di utilizzare il periodo come un lungo digital detox per ricaricare le batterie in vista di futuri progetti.
In definitiva gli influencer ci hanno regalato un intrattenimento costante al punto da far invidia ai palinsesti televisivi. Fenomeno che non è passato inosservato alle aziende, soprattutto a quelle legate al settore Food&Beverage che hanno colto l’occasione per omaggiare i talent con i loro prodotti e quindi fare product placement, come ad esempio le partnership di Chiara Ferragni con Galbani e Star, o gli aperitivi in diretta con le aziende vinicole.
Influencer: promossi o bocciati?
Finora abbiamo visto, in linea generale, cosa è accaduto su Instagram negli ultimi mesi e come gli Influencer siano sopravvissuti ad una vita meno patinata e più “normale”. Questo ridimensionamento della figura in alcuni casi si è rivelato come un “Velo di Maya” sulla realtà mettendo in luce lacune, scarsa consapevolezza del proprio ruolo e successive gogne mediatiche a colpi di screenshot, defollow e hype negativo. Ore di stories e dirette prodotte ci hanno sì intrattenuto, ma anche aiutato a capire meglio le personalità che si celano dietro i filtri e il nuovo ruolo di quella che appare sempre più come una figura chiave capace ad esempio di smuovere masse verso un fine benefico, come nel caso delle raccolte fondi per l’emergenza sanitaria.
I risultati di questi mesi di iperconnessione ci dimostrano che le community sono sempre più attente ai contenuti e che non basta più la foto nella location da sogno ad attirare la loro attenzione: è evidente il bisogno di riconoscersi in una figura in carne e ossa e con valori condivisibili e a tutto tondo. Ci si aspetta, quindi, maggiore trasparenza nella comunicazione delle partnership, impegno sociale e prese di posizione in tutte quelle tematiche vissute come un tabù o come incentivanti al defollow (come ad esempio la recente “Black Lives Matter”), ma soprattutto personalità ispiranti e in grado di sostituirsi ai media tradizionali. In sintesi il “nuovo” Influencer deve tenere bene a mente tre concetti: responsabilità, ascolto /interazione con la community ed etica nella scelta delle collaborazioni.
Perché un brand dovrebbe attivare una campagna di Influencer Marketing?
Ci sono diversi obiettivi aziendali per cui potrebbe essere utile, in generale, attivare una campagna di Influencer Marketing che, per generare realmente risultati ed essere on point, non dovrebbe mai “correre” da sola ma far parte di una strategia multicanale, ad esempio:
– Generare traffico al proprio e-commerce
– Aumentare le vendite
– Awareness del brand o di un particolare prodotto
– Lancio di un nuovo prodotto
– Far conoscere una destinazione turistica o un servizio
Questo vale anche per il post Covid-19, la differenza – però – la fa la scelta dell’influencer giusto, argomento delicato e per nulla banale come già la quarantena e il recente ritorno alla normalità ci hanno dimostrato.. Ciò che, ancora più di prima, diventa infatti fondamentale considerare é non solo l’interesse dell’Influencer stesso e della sua community per il nostro prodotto o servizio, oltre che chiaramente l’eventuale utilizzo di metodi scorretti come Bot, Pods, acquisto followers. Ma anche e soprattutto la sua “adattabilità” al contesto esterno e la sua sensibilità nel proporre contenuti che siano in linea con il momento attuale e i cambiamenti che ha portato nella vita di tutti. Come fare per valutarlo? Certamente un primo passo potrebbe essere quello di ripassare sui suoi canali social per verificare come si è mosso nelle scorse settimane e che tipo di seguito e risposta ha avuto dagli utenti online. Il rischio è infatti di non riuscire a portare i risultati auspicati ma solo insoddisfazione per l’investimento, mal riposto, di tempo e denaro.
Per questo, è sempre consigliabile affidarsi a professionisti che conoscano bene il settore e che quindi possano aiutare l’azienda a calibrare bene l’obiettivo finale, ottimizzando il budget dell’investimento totale, elaborando un brief adeguato per numero di contenuti, tipologia e tone of voice, e soprattutto scegliendo le persone giuste, di cui valutare i risultati in modo obiettivo.
Se sei alla ricerca di una realtà che ti aiuti a fare questo tipo di valutazione e a orientarti al meglio nella selezione dell’Influencer giusto, Noetica può fare al caso tuo, contattaci!