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Lo sappiamo, ci sono molti buoni motivi per cui un’azienda potrebbe (o dovrebbe?) attivare una campagna di influencer marketing. Questo filone di investimento pubblicitario, ormai presente nei piani economici di moltissimi brand, è stato sfruttato, anche in piena fase Covid e lockdown, con risultati positivi, dimostrandosi adatto sia per obiettivi commerciali che di brand awareness.
Il valore aggiunto di questa attività è il fattore umano: infatti, avere persone che parlano di te o del tuo brand è un’opportunità molto interessante, sia per le aziende che per le pubbliche amministrazioni. Ma quali sono i settori che più di altri dovrebbero puntare su questo strumento di web marketing e quali gli errori da non fare in una campagna di influencer marketing per aziende o PA? Quali le opportunità e le tendenze per il prossimo futuro?
Ne abbiamo parlato con un’esperta, Ilaria Barbotti, che, con il suo Digital PR Atelier, conosce molto bene i meccanismi e i retroscena del settore, in grande crescita.
Influencer marketing: il termometro della situazione in Italia
Secondo i dati del Report 2021 Brand & Marketer di ONIM (Osservatorio Nazionale Influencer Marketing), che ha coinvolto 485 professionisti:
- il 53,9% degli intervistati ha attivato progetti con creator e influencer negli ultimi 12 mesi;
- il 67,5% si dichiara da soddisfatto ad ampiamente soddisfatto dei risultati ottenuti.
Per conoscere più da vicino il trend, la recente indagine Follower e influencer: quale relazione possibile? di Bva Doxa ha analizzato “il peso specifico” degli influencer oggi, coinvolgendo mille user di Instagram e follower di almeno un influencer e concentrandosi sulle caratteristiche più apprezzate dalle persone. Nel parlare di brand, i follower si aspettano trasparenza (importante per il 40% degli utenti), ma anche competenza – importante per il 32%, soprattutto over 35 – senza trascurare l’utilizzo di ironia e divertimento, che piacciono alla fascia di età 18-34 anni. Rispetto agli acquisti, inoltre, l’83% dichiara che il post dell’influencer è il punto di partenza per comprare qualcosa, mentre il 62% apprezza le sponsorizzazioni riconoscendole come un modo per approfondire le qualità dei prodotti o per scoprirne di nuovi.
Cosa rende così speciale il coinvolgimento di youtuber, tiktoker e creator? Scopriamolo insieme a Ilaria Barbotti!
Campagne di influencer marketing efficaci: i consigli di Ilaria Barbotti
Ilaria è un’imprenditrice nomade digitale con oltre 10 anni di esperienza nel mondo della comunicazione e delle digital PR. Esperta di social media e influencer marketing, tra “i suoi numeri” ha all’attivo quattro pubblicazioni con Hoepli, nel 2015 è stata la prima in Italia a scrivere un libro che tratta di Instagram, Instagram Marketing, ha collaborato con realtà come Jaguar, Regione Marche, ActionAid Italia e Nespresso ed è la donna che nel 2011 ha creato Igersitalia, l’unico network nazionale di appassionati Instagram (sì, è proprio lei!). Ciliegina sulla torta, Ilaria ha fondato il Nomad Atelier x Creative Minds, una rete di talenti connessi in tutta Italia ed è impegnata nel supportare l’empowerment femminile e la riduzione del gender gap nel mondo digital.
Insomma, ha le carte in regola. Del resto, la sua ultima fatica – la seconda edizione di Instagram marketing For Dummies – promette di svelare tutte, ma proprio tutte le regole dell’influencer marketing!
Iniziamo subito ad approfondire il tema. Ilaria ci spiega come, se il fattore umano rende l’influencer marketing uno strumento potente, al contrario una campagna sbagliata possa rivelarsi dannosa: “può diventare una comunicazione che ci penalizza, ecco perché è importante attuare una corretta strategia e andare a selezionare le persone che sono in linea con quello che noi vogliamo raccontare, avendo ben chiari i nostri obiettivi”, inizia a spiegare.
Ma quali sono i settori che non devono farsi sfuggire l’opportunità e la visibilità che l’influencer marketing può dare?
Trend, mercato e nicchie: per quali settori è adatto l’influencer marketing?
In seguito all’emergenza pandemica il settore è esploso, in particolare in ambito enologico e hospitality. “Il lockdown ha cambiato l’approccio ai consumi e sicuramente le persone oggi hanno più voglia di stare fuori casa e vedere persone”. Con questi presupposti, una campagna di influencer marketing può rivelarsi utilissima per molte realtà: “i settori che lavorano tantissimo con questo strumento, oltre agli eventi, al comparto food&wine e mass market, sono beauty e skincare, che a livello mondiale hanno avuto un exploit negli ultimi 3 anni, a partire dal mondo americano e asiatico, fino a coinvolgere ormai anche l’Europa e la stessa Italia. Anche la salute, la sanità e, più in generale, tutte le realtà che si occupano di wellness stanno lavorando bene: infatti, questa attività funziona anche a livello locale, grazie all’attivazione di micro-influencer, con casi che hanno fatto storia come Isabella Ferrari e le sue ‘Unghie della Madonna’, diventata famosa perché nail artist dei Ferragnez”, racconta Ilaria.
Parallelamente anche il mondo medico, che comprende psicologi e veterinari, ad esempio, così come quello della divulgazione scientifica, stanno crescendo in Italia, insieme ai settori economia e finanza, “che approfittano del fatto che il nostro Paese sia indietro sull’educazione e la cultura finanziaria rispetto ad altri Paesi”. Incuriosita le chiedo di farci qualche esempio: “Sono settori che hanno budget e non hanno un prodotto fisico da promuovere, per cui l’influencer marketing è una buona opportunità per aumentare la brand awareness: ad esempio, Banca Ifis e Banca Etica hanno realizzato diversi progetti social e di influencer marketing sul territorio, ma anche Banca Generali, per sponsorizzare i suoi numerosi eventi. Per il mondo finanziario in Italia ci sono ancora spazio e possibilità di sviluppo, per cui consiglierei di utilizzare l’influencer marketing, ad esempio, per parlare di trading, NTF, o criptovalute, ambiti che stanno crescendo tanto”.
Influencer marketing per le Pubbliche Amministrazioni
Questa modalità di promozione web può essere interessante per le Istituzioni, per i grandi eventi, ma anche per tutto ciò che è educational, ad esempio per promuovere arte e cultura, insieme al territorio e alle sue eccellenze. Rispetto a questo, Ilaria, racconta che “fino a qualche anno fa l’influencer marketing era utilizzato moltissimo dalle PA, ora è meno diffuso ed è un peccato. Anche perché ci sono tante opportunità che arrivano dai bandi europei per investire budget, anche importanti, che possono essere utilizzati in maniera strategica, per promuovere non solo luoghi ma anche prodotti, filiere, produzioni, in particolare nel food&wine. In questo modo, tra l’altro, le PA ottengono anche una promozione di ritorno per le aziende del territorio, come ristoranti, panifici o cantine, contribuendo a far muovere l’economia”.
Tra gli esempi di chi si sta muovendo bene, Ilaria fa riferimento all’Ente Turismo Alto Adige, che ha attive diverse campagne di influencer marketing, ma anche la Regione Emilia Romagna e Bologna stessa: entrambi stanno portando avanti con buoni risultati vari progetti con gli influencer, ad esempio su arte e cultura, con attività sia paid che non paid. Tuttavia, non si può non evidenziare come le PA siano spesso ancora strutturate in maniera poco “smart”, per cui “la difficoltà sta nei processi amministrativi e burocratici che le PA hanno e che rendono più faticoso attivare questi progetti, rispetto a quanto avviene con le aziende”, specifica Ilaria.
Instagram vs Tik Tok: quale canale utilizzare per promuovere il proprio brand?
Ilaria sottolinea spesso come il mondo dell’influencer marketing sia in pieno cambiamento, per cui non ci sono certezze granitiche: aziende e PR dovranno quindi seguirne le evoluzioni. Ma qual è oggi il social dell’influencer marketing per eccellenza? “Senza dubbio, Instagram, che ha un target di età che va dai 20 ai 50 anni, mentre su TikTok siamo intorno ai 12-18-20 anni, per cui possono starci solo aziende che hanno contenuti adatti e che sanno usare un linguaggio estremamente specifico”, evidenzia Ilaria. “TikTok da noi è esploso nel 2019 ed è stato molto usato, ad esempio, per fare divulgazione e campagne educational rivolte ai giovani rispetto al tema Covid, basti pensare che anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha sfruttato per spiegare come lavarsi correttamente le mani nel pieno della pandemia”. Al momento, comunque, in Italia TikTok è utilizzato ancora da poche e grandi aziende, con molto budget a disposizione e che lavorano con “i big”, commenta Ilaria: “nonostante le grandi realtà lo attivino, è anche vero che poi quasi sempre la campagna esce anche su Instagram, per cui il fenomeno è ancora parallelo: i brand che vogliono vedere risultati e conversioni non escludono mai Instragram, anche perché su TikTok non hai la possibilità di inserire link. C’è poi anche una componente culturale e generazionale da considerare: TikTok si rivolge alla GenZ, mentre sopra i 30 anni è ancora un canale difficile da comprendere, per cui l’imprenditore medio è poco portato a usarlo anche perché non ne ha dimestichezza”.
In questa prima parte, già lunga e intensa, della chiacchierata con Ilaria abbiamo scoperto che per l’efficacia di una campagna di influencer marketing per aziende e pubbliche amministrazioni è fondamentale avere una strategia (e tanta esperienza), abbiamo capito come si definiscono gli obiettivi, i contenuti, i giusti creator… Nella seconda parte daremo risposta alla domanda che si fanno in tanti: quanto costa fare influencer marketing?
Intanto, se siete interessati all’influencer marketing per la vostra azienda o PA, e state cercando qualcuno che vi aiuti a occuparvene non aspettate a contattarci!