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Da che l’uomo ha messo piede su questo pianeta, ha subito imparato a sue spese un’insostenibile verità: l’equivoco comunicativo è una delle principali cause di conflitto tra gli esseri umani e, a volte, può mettere seriamente in pericolo la vita di qualcuno. Succede tra genitori e figli, tra moglie e marito, tra nonna e nipote.

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Le vie dell’errore comunicativo sono infinite e potentissime, raggiungono tutti i canali e i le tipologie di linguaggio di cui l’uomo dispone: invadono la comunicazione verbale e non verbale, diretta e telefonica, orale e – oggi più che mai – scritta.
Ogni giorno, infatti, su facebook e whatsapp, si consumano miliardi di errori comunicativi che la memoria non potrà mai cancellare, errori che decretano la fine di relazioni, di contratti di lavoro, di decennali amicizie. Errori che spesso potrebbero essere evitati, grazie ad un uso consapevole della grammatica e – oggetto di questo post – della punteggiatura.
Perché un punto fermo “po esse fero e po esse piuma”, e una virgola può cambiare il destino delle nostre giornate, se a muoverla è la mano della grammatica.

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Scrivere per il Web: come usare punteggiatura
Se ci pensate bene è proprio sul web che, spesso, facciamo gli strafalcioni più imbarazzanti, complice a volte l’esigenza di scrivere in real time, ad esempio durante un live tweeting o lo storytelling di un evento su Facebook. E complice anche il carattere “informale” del mezzo, a cui spesso non diamo la stessa considerazione del vecchio e caro testo scritto e stampato, come se sul web ci venisse perdonato tutto e si perdesse memoria di post e commenti scritti “con i piedi”, come quelli TUTTI SCRITTI IN MAIUSCOLO, quelli MIstI MaiUscolo MinUSCOLO. O ancora, di quelli che per caritàaaaàààà……..non x giudiCare ma i punti esKlamativi sono gratis ma ne Basta anke uno!!!!!!!1!1!!!!!1!!!1!!!!!!!111!!
E se conoscere l’uso corretto di virgole, punti, punti esclamativi e di sospensione è importante per le comunicazioni ordinarie e quotidiane, per chi scrive per il web è vitale. Ecco perché un aspirante web copywriter deve sapere tutto, ma proprio tutto su come usare la punteggiatura, comprese le lievi sfumature di significato che nascono dall’uso di un punto o di una virgola. Accademia della Crusca alla mano, vediamo quali sono le principali regole da seguire per scrivere correttamente un testo e, quindi, anche online.
1, 10, 1000 puntini di sospensione…….
Stando alle parole dell’Accademia della Crusca, “i puntini di sospensione si usano sempre nel numero di tre, per indicare la sospensione del discorso, quindi una pausa più lunga del punto. Non……6 puntini quindi né….4, e neanche………..tutti quelli che vogliamo. Ne bastano 3, solo 3, perché il numero dei puntini non è proporzionato alla lunghezza della sospensione.
L’abuso di punti esclamativi è legale?
L’abuso di punto esclamativo è un fenomeno che attanaglia la scrittura sul web quanto quello di punti di sospensione, e questo genera effetti spesso lontani da quelli desiderati. Questo segno di interpunzione, infatti, serve a dare enfasi ad una frase, ad esprimere la rabbia, la meraviglia, lo stupore che, per iscritto non potremmo esprimere in altro modo. Quando alla fine di una frase mettiamo un punto esclamativo, insomma, dovremmo immaginare di parlare a qualcuno con un tono risentito e fermo, gli occhi sgranati, o di rimanere a bocca aperta dopo aver pronunciato l’ultima parola della frase. In caso contrario, meglio non mettere il lettore davanti al punto esclamativo: usiamolo sì, ma consapevolmente, con moderazione. E soprattutto, non usiamone mai sette, alternati al numero uno !!!!1!!!

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La virgola
È uno dei segni di interpunzione più flessibili e versatili, e per questo si presta spesso a dubbi e usi discutibili. Se vogliamo attenerci alle sacre regole dei Cruscanti, dobbiamo usare la virgola:
- negli elenchi di nomi e aggettivi
- negli incisi, prima e dopo l’inciso
- dopo un’apposizione o un vocativo
(esempio: “Maria, manda quella mail al cliente!”) - prima e dopo un’apposizione o un vocativo, se non si trova all’inizio della frase (esempio: “Manda quella mail al cliente, Maria, per favore!”)
- per separare, all’interno di un periodo, frasi coordinate per asindeto, dunque senza la congiunzione
(esempio: “Maria, manda quella mail al cliente, rispondi al telefono, scarica la posta, fai il caffè, portalo in sala riunioni. Per favore.”) - per separare dalle principali le frasi coordinate introdotte da anzi, ma, però, tuttavia (Esempio: “Maria, manda quella mail al cliente, anzi mandala prima a me perché non mi fido, però non farmi aspettare due ore.”)
- per separare dalle principali diversi tipi di subordinate, soprattutto le relative.
(Esempio: “Tutti i copy che usano quindici puntini di sospensione invece di tre alzino la mano” ha un significato diverso rispetto a “Tutti i copy, che usano quindici punti di sospensione invece di tre, alzino la mano”. Nel secondo caso, infatti, stiamo dicendo per inciso che tutti i copy, nessuno escluso, hanno il viziaccio di usare quindici punti di sospensione. E non è vero, per fortuna.
La virgola non si usa:
- tra soggetto e verbo (“Maria manda quella mail” e “Maria, manda quella mail”, infatti, hanno significati completamente diversi. Come nel caso della nonna che viene mangiata per colpa di una virgola che manca.)
- tra verbo e complemento oggetto (esempio: “Maria manda, una mail”)
- tra un nome e il suo aggettivo (esempio: “La bella e preparata, Maria manda una mail”)
- nel predicato nominale, tra il verbo essere e l’aggettivo o il nome che costituisce la copula (esempio: “Maria è, bella e preparata”)
- per separare la principale dalle subordinate completive e dalle interrogative indirette.
(“Ti ho detto già molte volte che devi mandare quella mail” non vuole quindi la virgola, e neanche “Mi chiedo perché non mandi ancora quella mail”).
Si può usare la virgola prima della congiunzione e?
Alle scuole elementari ci dicevano che “no e poi no! Se usiamo la virgola non c’è motivo di usare la congiunzione e, che ha esattamente la stessa funzione sintattica”. Eppure, anche in questo caso il quadro sembra essere meno chiaro di quanto pensiamo, e la stessa Accademia della Crusca, in un articolo veramente interessante ci lascia intendere che, in fondo, si tratta più di una scelta stilistica. Tutto dipende dal valore che diamo a quella virgola, dalla sua funzione:
“Il fenomeno deve essere interpretato tenendo conto che la virgola è consigliata e, possiamo dire, attesa, all’interno di un dato testo solo in pochi casi, mentre più frequentemente viene utilizzata in contesti che non sono regolati da una vera e propria norma grammaticale ma dipendono piuttosto dal volere dello scrittore, che la interpreta a volte come una pausa intonativa, a volte come un separatore o ancora come una messa in evidenza di un soggetto”.
La giustapposizione di virgole e congiunzione e, insomma, è lecita. A patto che lo “scrittore” ne faccia buon uso…
L’eccezione alla regola: la virgola tematica o enfo-virgola
Se è vero che un uso corretto della punteggiatura è un requisito indispensabile per chi scrive per il web, è anche vero che le regole di cui abbiamo parlato trascurano alcuni usi della virgola grammaticalmente “scorretti”, ma funzionali e sempre più diffusi tra gli scriventi colti. È il caso della virgola tematicha o “enfo-virgola”, che viene utilizzata quando il “tema” della frase è molto lungo e si trascina dietro tutta una serie di complementi: in questi casi, la virgola può essere utilizzata per dare enfasi al soggetto, separandolo dal predicato verbale.
Esempio: “quell’articolo su come dovrebbe scrivere chi si occupa di web writing e seo copy è molto interessante” con la virgola tematica diventa: “Quell’articolo su come dovrebbe scrivere chi si occupa di web writing e seo copy, è molto interessante”.
In barba alle sacre regole della punteggiatura, secondo le quali è peccato separare soggetto e predicato.
Usare l’enfo-virgola è da ignoranti?
Questo accade perché siamo un popolo di ignoranti che non conosce le regole della punteggiatura? In realtà, secondo alcuni linguisti, quest’uso della virgola non solo è attestato in ambito letterario, ma ha anche una sua funzionalità ben precisa. Se un tempo, infatti, lo scopo della punteggiatura era quello di indicare le pause per la lettura ad alta voce, oggi la sua funzione è cambiata. La lettura silenziosa si è totalmente imposta sulla lettura ad alta voce: piuttosto che leggere libri ad alta voce in un salotto letterario, oggi lo facciamo per i fatti nostri, silenziosamente, in autobus o in treno, dal nostro Kindle.
Dunque cambia anche la funzione della virgola: ci aiuta ad isolare visivamente il soggetto della frase, ad individuarlo subito, lasciando in secondo piano la funzione sintattica della virgola.
Infine, la virgola tematica è anche quella che, nei titoli di giornale, viene spesso usata al posto dei due punti. “Perché? Perché scorre meglio”, spiega Stefano Bartezzaghi in un articolo su repubblica.it. Il rischio di quest’uso però, come fa notare Bartezzaghi, è quello di rendere confuso il senso sella frase, trasformandola in un elenco.
A nostro rischio e pericolo!
I due punti
Proprio come la virgola, l’uso dei due punti è spesso vario e versatile, per questo ci prendiamo la briga di ricordare le loro principali funzioni. I due punti servono a spiegare o dimostrare qualcosa di cui si è già parlato e dunque possono introdurre:
- la conseguenza o l’effetto di un fatto di cui abbiamo già parlato
- un elenco
- un discorso diretto
- una parola, un’ insieme di parole o una frase che fa da apposizione alla frase predente. Ad esempio: “Sono stata a quel seminario sul web writing: una totale delusione”.
Il punto: fermo, enfatico e incazzato
Il punto fermo
Come sa persino mio nipote, che frequenta la terza elementare, il punto indica una pausa forte, dunque viene usato per segnalare un cambio di argomento o, come ci insegna l’Accademia della Crusca, “l’aggiunta di informazioni di altro tipo sullo stesso argomento”. Quando lo stacco tra l’argomento del periodo chiuso dal punto e quello del periodo successivo è netto, dopo il punto si va a capo.
Fin qui nulla di nuovo.
Tuttavia, a volte il punto assume una funzione diversa da quella grammaticale: spezza in due una frase, separando due segmenti che, grammaticalmente, non dovrebbero essere separati. Perché non c’è motivo. Nessun motivo grammaticale plausibile.
Se lo facciamo, tuttavia, è per dare maggiore enfasi ad alcune parole. Ad alcune parti del discorso.
È questo, il punto enfatico.
Il punto incazzato
Il “punto incazzato” è un fenomeno che ineterssa principalmente la messaggistica istantanea. Tuttavia, credo sia importante parlarne perché, spesso, chi si occupa di web writing si occupa anche di gestire una Pagina Facebook, e dunque di rispondere ai messaggi privati dei Fan della pagina.
Il punto incazzato è un punto fermo posto a chiusura di un messaggio (ad esempio, in chat), e che in virtù del contesto in cui acquisisce una sfumatura di aggressività, distacco, fastidio. A parlare del fenomeno è stato per la nel 2013 Ben Crair su New Republic, in un articolo dal titolo “The Period Is Pissed. When did our plainest punctuation mark become so aggressive?”, e poi riportato da Il Post in questo articolo.
Ad esempio:
“Ciao Maria. Vorrei che tu mandassi una mail al cliente senza usare troppo punti esclamativi. Puoi mandarla adesso?”
“Ok.”
Dove quel punto lascia chiaramente intendere che il discorso è chiuso, non è necessario aggiungere altro. Maria ha capito e si è anche infastidita.
Dunque, se per caso gestite una fan page, state attenti a dove e come mettete i punti. E fatelo anche nelle comunicazioni veloci e ordinarie con colleghi o con i clienti. Perché un punto per voi innocuo, per qualcun altro, potrebbe essere un punto incazzato…
Il punto e virgola
Come sappiamo, indica una pausa intermedia tra il punto e la virgola. Questo segno di interpunzione (diciamoci la verità!) è sempre meno utilizzato, soprattutto nella scrittura giornalistica, scolastica e del web, e in fondo la cosa non ci dispiace. Il punto e virgola, infatti, di solito trova motivo di esistere in periodi lunghi una quaresima, cosa che il lettore moderno non regge. Soprattutto se sta leggendo un articolo dal suo smartphone o dal suo tablet, mentre aspetta l’autobus per andare al lavoro.
Perché se è vero che sapere come usare la punteggiatura è importantissimo, è anche vero che per piacere al lettore del web, bisogna acquisire un vero e proprio metodo di lavoro che renda i testi davvero efficaci. Come si fa ad acquisirlo? Beh, ad esempio, seguendo un corso di Web Writing e Seo Copy, come quello che il 17 e 18 maggio si terrà a Noetica.
Se invece volete diventare infallibili nell’uso della punteggiatura, vi consiglio di leggere “Il Prontuario di punteggiatura” di Bice Mortara Garavelli.
Punto.
Ho trovato molto interessante il suddetto articolo sui segni di interpunzione, e come si usano. È il mio cruccio maggiore, dopo il congiuntivo (questo sconosciuto). Su Facebook, ho un gruppo dal titolo emblematico: “Scrivere correttamente”. Avendo ritenuto l’argomento (segni i dinterpunzione e come si usano) interessante, ho copiato il link e l’ho incollato nel gruppo da me amministrato.
Grazie!
Grazie Aldo, felice di esserti stata utile! 🙂 Usare una corretta punteggiatura non è affatto scontato, è un “cruccio” che in fondo ci portiamo dietro tutti. D’altronde, se anche i grandi linguisti non si trovano d’accordo sul alcuni usi della virgola, siamo anche autorizzati a farci venire qualche dubbio anche noi, di tanto in tanto. O no? Grazie ancora per il tuo commento e (spero) a presto.
Buongiorno ho sempre avuto problemi con la punteggiatura.E infatti ho sempre paura di scrivere .Tipo adesso ,sapendo di aver sicuramente sbagliato .Nonostante abbia letto l articolo ,alcune cose proprio non le capisco .Forse perché ho lacune mai colmate ed alcuni termini ,mi perdoni ,da lei usati non sono comprensibili a tutti .Vorrei tanto imparare .Con ammirazione ,Maria.
Ciao Maria, facci un esempio 🙂