Dare voce (e volto) al brand: il potenziale strategico dei video podcast

video podcast per le aziende

Di video podcast si parla sempre più spesso anche in Italia. C’è chi li considera un’evoluzione naturale dei podcast tradizionali e chi, invece, pensa possano snaturarne l’essenza, fatta di voce e ascolto. Il dibattito resta aperto: aggiungere una componente visiva ad un podcast arricchisce il contenuto o toglie qualcosa?

In un articolo precedente avevamo raccontato come il mondo dei podcast stesse cambiando, tra nuovi formati, pubblici sempre più coinvolti e contenuti pensati per essere ascoltati, ma anche visti. Molti dei trend evidenziati – dal desiderio di ascoltare storie autentiche all’uso del podcast come strumento di branding – sono poi emersi con forza anche durante “Il Pod” 2025 (Italian Podcast Adwards), tenutosi a Piacenza lo scorso maggio, dove sono stati valorizzati progetti capaci di sperimentare e mescolare linguaggi diversi.

In questo nuovo approfondimento, proviamo a fare il punto su: cos’è un video podcast, quando ha senso realizzarlo e quali format stanno funzionando meglio.

Cosa è un video podcast e cosa lo distingue da podcast e video

Un video podcast nasce come un podcast a tutti gli effetti: ha una struttura a episodi, una voce guida, ed è pensato per funzionare anche solo in cuffia. La parte visiva è un livello in più, utile ad arricchire l’esperienza, ma non fondamentale per capirne il senso. È questo che lo distingue dai video nativi per YouTube o TikTok, costruiti per essere guardati e consumati velocemente.

Nella maggior parte dei casi, in un video podcast si vedono lo studio, i microfoni, le persone che parlano in modo diretto. Niente effetti speciali, nessun copione rigido: l’impostazione ricorda quella di un programma radio, ma con una dimensione visiva.

Ha senso investire in questo formato quando il contenuto è conversazionale, ad esempio un talk tra più voci in presenza, e quando si vuole ampliare la visibilità su piattaforme video o generare contenuti secondari per i social. Ma attenzione: servono risorse, competenze e cura sia per la parte audio che per quella video. Se manca anche solo uno di questi elementi, l’esperienza ne risente.

Al contrario, aggiungere il video “per esserci” rischia di essere controproducente. Se il contenuto è troppo narrativo, o se si registra semplicemente una call senza pensare al formato, il risultato spesso appare forzato e poco coinvolgente. Non è questione di effetti o grafiche elaborate: i format che funzionano davvero sono quelli semplici, coerenti, pensati per chi guarda ma anche per chi ascolta.
Ecco perché un video podcast deve saper parlare a chi guarda, ma continuare a dire qualcosa anche a chi ascolta.

Otto esempi di video podcast davvero efficaci (secondo noi)

In questi anni ne abbiamo visti (e ascoltati) tanti. Alcuni ci hanno convinto subito, altri meno. Ma questi sono i progetti che, piaccia o no, stanno funzionando davvero: per numeri, per riconoscibilità, per come riescono a parlare al pubblico.

Li abbiamo selezionati perché raccontano qualcosa di autentico, sono curati, hanno trovato un linguaggio che funziona. E secondo noi vale la pena guardarli (e ascoltarli), soprattutto se state pensando di lanciare un progetto di video podcasting.

1. One More Time

Un salotto in bianco e nero, due poltrone e una sola regola: dire la verità. Si parla di fallimenti, fragilità, ma anche di riscatti. Non ci sono siparietti né scenette, solo persone che si raccontano per quello che sono, o per quello che sono riuscite a diventare. Un format che funziona perché sa emozionare senza spettacolarizzare.

2. BSMT

Racconto e chiacchiera si fondono in modo naturale. Gazzoli, il conduttore, ha il dono dell’ascolto e lo mette al servizio di ospiti diversi. Il ritmo c’è, ma non sovrasta il racconto. Ha vinto il POD 2024 nella categoria talk, quando ancora non esisteva un premio per i video podcast. Un motivo c’è.

3. Supernova

Ironico, tagliente, lucido: Cattelan fa Cattelan. Supernova è un podcast che brilla per leggerezza intelligente: si parla di vita, musica, successi e inciampi, ma sempre con quel tono da “ci conosciamo da anni” che rende tutto più vero. Non è un podcast che ti spiega le cose: te le fa vivere con il sorriso.

4. My Zone

È il video podcast che ha vinto il POD 2025. Racconta i quartieri di San Siro e Quarto Oggiaro con lo sguardo di chi li vive ogni giorno e sa distinguere i problemi reali dai pregiudizi. Si parla di casa, razzismo, salute mentale e marginalità. Ma anche di orgoglio, comunità e futuro. Uno di quei progetti che non si limitano a “comunicare”, ma costruiscono un racconto necessario.

5. Best Team. Man vs AI

Fabio Caressa contro l’intelligenza artificiale: chi sceglierà la miglior formazione della storia del calcio italiano? Un’idea semplice ma brillante, realizzata con intelligenza (umana) e spirito. Tifo, cultura sportiva e tecnologia si mescolano con ritmo e autoironia.

6. Notte al Falò

Un fuoco acceso, una chitarra a portata di mano e una canzone da cui partire. Agliardi accoglie i suoi ospiti come attorno a un falò vero. Tra parole e silenzi, si viaggia tra ricordi e riflessioni, con il calore di una chiacchiera a cielo aperto, sotto le stelle. Anche se le stelle non ci sono.

7. Ohana

Ohana è un podcast che prova a ridefinire cosa voglia dire famiglia oggi. Lo fa con delicatezza, ma anche con decisione, smontando stereotipi e ricostruendo relazioni fatte di scelte, cura e legami veri. Un progetto profondo, inclusivo, che riesce a farti pensare anche partendo da un disegno attaccato al frigorifero.

8. TRIBÙ

Emiglio, il Festivalbar, le merendine col regalo dentro. TRIBÙ è nostalgia pura per chi ha vissuto gli anni ’90, ma anche uno specchio per chi vuole capire perché quella decade ci ossessiona ancora. Tra risate, cultura pop e riflessioni generazionali, è un podcast che sa essere leggero senza essere superficiale. E sì, la domanda è seria: chi ha ucciso l’uomo ragno?

Perché conviene investire nei video podcast? I vantaggi per le aziende

Per un brand o un’agenzia, scegliere di investire in un video podcast può essere molto più di una scelta di comunicazione, può diventare una vera e propria strategia di posizionamento. Mostrare volti, voci, luoghi reali permette di umanizzare il messaggio, rendendo l’azienda più riconoscibile e vicina, soprattutto in un panorama dove la fiducia è diventata una delle valute più importanti.

Un video podcast ben progettato non vive solo all’interno delle piattaforme di ascolto o su YouTube. Può diventare una fonte continua di contenuti, da utilizzare in forma di clip, reel, citazioni, post e materiali per campagne ADV. Ogni episodio è un piccolo ecosistema narrativo che si può spezzettare e riproporre, moltiplicando il valore dell’investimento.

In più, la presenza su più canali, audio, video, social, sito web, rafforza la visibilità organica del brand e ne migliora il posizionamento anche in ottica SEO.

Chi lavora in settori specifici, magari di nicchia, può usare il podcast per rafforzare la propria autorevolezza, diventando un punto di riferimento per la community di riferimento. E se il contenuto è davvero ben fatto, apre anche a possibilità di monetizzazione: sponsorship, affiliazioni, branded content, partnership editoriali.

Insomma, se il podcast è una buona idea per raccontare, il video podcast è uno strumento in più per mostrare ciò che si è davvero.

Non tutti devono fare video podcast. Ma chi li fa, deve farli bene…

L’audio resta la base. Il video ha senso solo se aggiunge qualcosa, non se è lì per moda. Serve un’idea forte, che funzioni sia ascoltando che guardando, e una produzione capace di sostenerla su entrambi i fronti.
Se no, meglio restare sull’audio. E farlo bene. Se stai pensando di realizzare un podcast o un video podcast per il tuo brand, sappi che è uno strumento potente. Ma richiede visione, competenze e un lavoro fatto con attenzione.

Noetica lavora da anni su progetti editoriali e di storytelling per brand e professionisti. Se vuoi dare voce, e magari anche volto, alla tua storia, abbiamo le persone e le risorse per costruirla insieme. Contattaci per parlarne.

Antonio Pastore

Dopo una laurea in Lingue e Letterature Straniere e un master in Marketing e Comunicazione d’Impresa a Bologna, si è lanciato in un tour personale dell’Italia come copywriter. Ha lasciato tracce (di inchiostro) a Trieste, Roma, Milano e Parma, prima di tornare a Bologna, dove ha messo radici ed è diventato freelance. Collabora con Noetica dal 2024: scrive per il blog dell'agenzia e collabora a progetti editoriali legati al mondo del food.

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